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Magistrato Menditto: "Arretramento del principio per cui la criminalità da profitto si contrasta con la sottrazione delle ricchezze illecitamente accumulate“

È l’ennesimo effetto nefasto della riforma 'ammazza - processi' di Marta Cartabia, ministra della giustizia del governo di Mario Draghi: l'improcedibilità (la distruzione di un processo dopo due anni in appello e uno in cassazione) rischia di mandare in fumo gran parte delle confische penali di beni. L'associazione Libera, guidata da don Luigi Ciotti, ha lanciato l'allarme sul rischio del venir meno della gran parte delle confische penali dei beni confiscati "per le quali, dopo una sentenza di condanna di primo grado, interviene la dichiarazione di improcedibilità come previsto dallo schema della cosiddetta riforma Cartabia all'esame della commissione Giustizia della Camera". "Si rischia un colpo di spugna nei confronti della confisca penale dei beni confiscati, un arretramento del principio per cui la criminalità da profitto si contrasta con la sottrazione delle ricchezze illecitamente accumulate" ha affermato Libera in una nota, spiegando che "lo schema della riforma" presenta una grave criticità all'articolo 33, consentendo, in sostanza, il venir meno della gran parte delle confische penali per le quali, dopo una sentenza di condanna di primo grado, interviene la dichiarazione di improcedibilità". "Prevedere che dall'improcedibilità discenda la revoca della confisca di primo grado disposta nel processo penale, con l'unica possibilità di proporre sequestro e confisca di prevenzione, comporta che in molti casi la confisca sarà revocata pur in presenza di beni provento, diretto o indiretto, del reato anche di delitti di criminalità organizzata, tributari, in materia di corruzione, ma anche di criminalità da profitto comune" prosegue l'associazione, che auspica "un 'ripensamento' del testo per evitare che i patrimoni acquisiti illecitamente siano restituiti per motivi formali derivanti della improcedibilità per decorso dei termini: la norma va opportunamente rivista consentendo una decisione di merito a garanzia dello Stato, che pur rinunciando alla dichiarazione sulla colpevolezza, otterrà una decisione sulla confisca, e dell'imputato che potrà ottenere una sentenza di merito sulla confisca con tutte le garanzie previste".

Anche il presidente della commissione Giustizia e deputato M5S, Mario Perantoni ha espresso delle criticità: "Abbiamo già sollevato in ogni sede questo grave problema, oggi Libera torna a denunciare il rischio della cancellazione delle confische penali come conseguenza del meccanismo della improcedibilità. Direi che non è un rischio accettabile, domani si affronterà di nuovo il tema in occasione della discussione sul parere sullo schema del decreto legislativo sul processo penale, spero ci sarà piena consapevolezza della estrema rilevanza della questione da parte di tutte le forze politiche".

A notare questa enorme falla nella riforma Cartabia - come riporta 'Il Fatto Quotidiano' - è stato Francesco Menditto, procuratore di Tivoli, tra i magistrati più esperti in Italia in tema di confische e indicato dalla guardasigilli tra i componenti del consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

Il magistrato, ha evidenziato come nella norma ci siano "alcune criticità col rischio, qualora sia dichiarata l’improcedibilità, di un arretramento del principio per cui la criminalità da profitto si contrasta con la sottrazione delle ricchezze illecitamente accumulate".

“Sulla base delle disposizioni contenute nello schema di decreto verrebbero revocate confische, i cui presupposti sono stati accertati nel contraddittorio nel giudizio di primo grado, nella quasi totalità dei casi”, ha scritto Menditto nella sua analisi pubblicata su Sistemapenale.it.

Il magistrato ha sottolineato come a rischiare di andare in fumo sarebbero circa un terzo delle confische portate a termine fino a oggi: "Dai dati offerti dall’Agenzia Nazionale per i beni sequestrati e confiscati - si legge sul 'Fatto' - attualmente sono in confisca definitiva 2/3 di beni per confisca di prevenzione, 1/3 per confisca allargata o estesa", scrive. Poi spiega che questo meccanismo riguarda anche la “gran parte delle ipotesi di confisca, diretta o per equivalente, per delitti tributari (o di carattere economico-finanziario), non potendo ravvisarsi l’abitualità che consente la confisca di prevenzione”. E ancora “i casi di delitti contro la pubblica amministrazione che non consentono di ravvisare l’abitualità”, ma anche “la gran parte delle diverse forme di confisca obbligatoria relativa a delitti di criminalità da profitto comune (usura, truffa ai danni dello Stato e degli anziani, riciclaggio, autoriciclaggio, etc.) ove ancora una volta difficilmente si potrà ravvisare l’abitualità della condotta delittuosa richiesta dalla confisca di prevenzione”. Ecco perché nel suo studio Menditto sostiene che "l’improcedibilità potrà travolgere le confische". “Gli effetti ora descritti – prosegue – si pongono in contrasto con l’evoluzione normativa e la ragion d’essere delle confische, nell’ordinamento italiano e internazionale. È opportuno ricordare che un’efficace azione di contrasto al crimine da profitto è possibile solo se all’azione repressiva ‘classica’ si affianca un intervento patrimoniale diretto a eliminare i profitti illecitamente accumulati che costituiscono la causa prima di questo tipo di delitti”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Scaricare l'analisi: sistemapenale.it

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