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La riforma dell'ergastolo ostativo e dell'equo compenso, verranno esaminati dal 6 settembre, dopo la pausa estiva. Ciò è dovuto al fatto che in Senato non c'è l'intesa sulla delega fiscale: quindi sono saltati i voti delle riforme allo step finale dato che era tutto collegato da un calendario ormai strozzato dalle elezioni anticipate.
Ora non resta che aspettare, ma la 'spada di Damocle' della Corte Costituzionale, l'8 novembre, potrebbe spazzare via del tutto l'ergastolo ostativo (quindi anche tutte le modifiche 'annacquate' approvate alla Camera) oppure dare altro tempo al nuovo Parlamento, che dovrà ricominciare da zero. Ricordiamo che la Consulta aveva deciso di dare più tempo al legislatore dato che la riforma dell'ostativo era già stata approvata dalla Camera e si trovava in commissione Giustizia del Senato.
Draghi ha assicurato, come riportato dal 'Fatto Quotidiano', che i senatori uscenti sono intenzionati a votare per il 7 settembre. Tuttavia la politica non naviga in buone acque e il pericolo che la Consulta entri a gamba tesa in merito è altissimo. Poiché il destino vuole che la riforma dell’ergastolo ostativo venga approvata nell'anno del trentennale di Capaci e via D’Amelio, va ricordato che tra i suoi potenziali beneficiari vi sono una quindicina di esponenti di rango delle mafie che sono a conoscenza di fatti e informazioni in grado di far luce su tanti grandi buchi neri delle indagini sulle bombe del 1992-’93. Boss che sono in grado di spiegare molte cose: perché Salvatore Riina aveva mutato il piano di uccidere Giovani Falcone a Roma, con un commando capitanato da Matteo Messina Denaro, per poi ucciderlo a Palermo con l'attentato a Capaci; chi aveva convinto Riina e gli altri uomini d’onore che Cosa Nostra aveva le spalle ben coperte; e chi era il supervisore che partecipò ad alcuni sopralluoghi per la strage di Capaci la cui identità era nota solo a un ristretto numero di fedelissimi di Riina. In soldoni l'abolizione dell'ostativo annulla del tutto un elemento importante della ricerca della verità sulle stragi: l'istituto della collaborazione con la giustizia.
Quale mafioso (boss o picciotto) vorrà sostenere tutto il percorso della collaborazione quanto ha già pronta una corsia preferenziale a costo zero per uscire dal carcere senza avere contribuito a far arrestare i suoi sodali?
Certamente un condannato può cessare di essere socialmente pericoloso, nonostante non sia per nulla cambiato nel tempo della sua carcerazione, tuttavia, nel caso del mafioso l’esperienza sul campo attesta infatti che solo la collaborazione determina la sicura rescissione del legame tra condannato e associazione mafiosa.
Purtroppo tale assetto normativo è stato dissestato da due decisioni della Corte costituzionale, sostituito poi con un nuovo testo approvato prima in Commissione Giustizia e poi alla Camera, in cui si prevede che l’accesso dei non collaboranti alle misure alternative sia subordinato a prove che escludano attuali collegamenti con la criminalità organizzata e terroristica, nonché il pericolo di ripristino di tali legami. Tale testo è totalmente inadeguato e di fatto sbarra la strada alla ricerca della verità sulle stragi che hanno insanguinato il nostro Paese.
Verità che alla politica non interessa evidentemente ricercare: Forza Italia e Lega hanno alzato ieri le barricate contro la delega fiscale, stoppando anche i lavori sull'ergastolo ostativo in Senato. Inoltre la riunione con i capi gruppo è saltata ripetutamente, per lasciare il posto a riunioni delle forze politiche e a scambi nei corridoi. Il centrodestra si era detto disponibile a votare ostativo, dopo aver detto no nelle riunioni dei capigruppo delle settimane scorse, ma solo se avesse ottenuto dal governo dimissionario l’impegno che i decreti attuativi in materia di delega fiscale sarebbero stata materia del nuovo governo. Il risultato: nessun accordo su tutto.
Il M5s, però, non si arrende e il 6 settembre, al rientro dalla pausa dei lavori, quando ci sarà l’ultima capigruppo utile prima delle elezioni anticipate del 25, tornerà a chiedere che si voti la riforma, anche se sarà improbabile un accordo.

Foto © Imagoeconomica

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