“La magistratura continuerà a fare la sua parte ma un contributo importante potrebbe venire anche dalle commissioni d’inchiesta”
Ribadire e tutelare il diritto alla verità. E’ questa la sollecitazione che avanza Antonio Balsamo, presidente del tribunale di Palermo da quasi un anno, in un’intervista a La Repubblica in occasione del trentennale delle stragi e a ridosso dell’anniversario della strage di via d’Amelio. “Tutelare il diritto alla verità vuol dire chiedere in modo solenne un impegno a tutte le istituzioni dello Stato. Per cercarla quella verità, senza compromessi e senza rassegnazione”, ha detto Balsamo. “Ogni anno, il 24 marzo, si celebra presso l’Onu la giornata internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime”, ha ricordato il giudice. “Il diritto alla verità negli ultimi decenni, ha trovato un preciso riconoscimento da parte della Corte interamericana dei diritti umani e della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ne hanno attribuito la titolarità non solo alle vittime e ai loro familiari, ma anche alla collettività nel suo insieme. Se l’Italia - ha aggiunto - decidesse di celebrare la giornata per il diritto alla verità, credo che il luogo giusto per farlo sarebbe sicuramente Palermo”. Antonio Balsamo, che di recente ha scritto un libro per Vita e Pensiero dal titolo “Mafia, fare memoria per combatterla”, negli ultimi anni è stato presidente della Corte d’assise di Caltanissetta, ha celebrato i processi Borsellino quater e Capaci bis. Due processi importanti in termine di ricerca della verità sui fatti di mafia e i suoi ibridi connubi con sfere dello Stato. “Non bisogna rassegnarsi alla verità di comodo e bisogna continuare a cercare. Da un processo importante come quello che si è concluso a Bologna, per la strage alla stazione, sono emersi ad esempio intrecci fra destra eversiva e mafia che riprendono le indagini di Giovanni Falcone sul delitto del presidente Piersanti Mattarella”, ha affermato Balsamo. “La magistratura continuerà a fare la sua parte”, ha concluso. “Ma credo che un contributo importante potrebbe venire anche dalle commissioni parlamentari d’inchiesta: l’esperienza messa in campo negli anni ’70 da Terranova e La Torre costituisce ancora oggi un modello da imitare”.
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