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“Ferita per tutti”, la rabbia dei genitori per il processo agli 007 egiziani che rischia di arenarsi ancor prima di partire

Nulla da fare: il processo ai presunti assassini e torturatori di Giulio Regeni resta sospeso. La Corte di Cassazione ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Roma contro lo stop deciso dal gup (e prima ancora dalla Corte di Assise di Roma) del processo nei confronti dei quattro 007 egiziani imputati per l'omicidio del ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. La Procura di Roma, con l'aggiunto Sergio Colaiocco titolare del fascicolo, nel suo ricorso aveva chiesto l'annullamento della decisione dei giudici della Terza Corte d'Assise di Roma che il 14 ottobre scorso, chiamati a decidere sull'assenza in aula degli imputati, avevano dichiarato la nullità del decreto che disponeva il giudizio per assenza di notifica agli imputati (mai rintracciati). La Suprema Corte ha escluso che i provvedimenti dei giudici possano essere impugnati con il ricorso per Cassazione, in quanto non abnormi.


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Vista aereo del palazzo della Cassazione


Per l'ufficio diretto da Franco Lo Voi si riteneva necessaria una diversa valutazione tecnica in ordine alla sussistenza delle garanzie del giusto processo riconosciute ai quattro 007 della National Security egiziana. Con l'impugnazione i magistrati di piazzale Clodio chiedevano alla Cassazione di chiarire se risulta sufficiente, per la celebrazione del processo, il fatto che "vi è una ragionevole certezza - come scrive la corte d'Assise nel provvedimento con cui ha rinviato il procedimento all'attenzione del gup - che i quattro imputati egiziani hanno conoscenza dell'esistenza di un procedimento penale a loro carico avente ad oggetto gravi reati commessi in danno a Regeni". Secondo la Procura capitolina quanto deciso dalla Corte d'Assise era in contrasto con quanto espresso dalla Cassazione in alcune sentenze in cui si afferma che si può procedere nel processo anche se la parte ignori la data dell'udienza e il capo di imputazione, quando si è in presenza sostanzialmente di "finti inconsapevoli". Nell'aprile scorso il giudice, alla luce della totale chiusura delle autorità egiziane nella collaborazione giudiziaria, aveva affidato una nuova delega ai carabinieri del Ros per effettuare ulteriori ricerche. Nei mesi scorsi i genitori del ricercatore friulano hanno lanciato un appello via social per chiedere una mobilitazione al fine di individuare gli indirizzi dei quattro aguzzini. Un post su Fb, pubblicato in tre lingue (italiano, inglese ed arabo), in cui sono state inserite anche le foto di tre imputati individuate dal Ros su fonti aperte. Ma nulla da fare.


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Claudio Regeni e Paola Deffendi, genitori di Giulio


Ora con la decisione della Cassazione si chiudono i margini per poter celebrare in Italia il processo nei confronti dei quattro 007: Tarik Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Usham Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati a vario titolo per i reati di sequestro di persona, lesioni personali e omicidio. "Attendiamo di leggere le motivazioni ma riteniamo questa decisione una ferita di Giustizia per tutti gli italiani”, è il commento amaro dei genitori di Giulio, assistiti dall'avvocato Alessandra Ballerini. “’Abnorme' è certamente tutto il male che è stato inferto e che stanno continuando a infliggere a Giulio. Come cittadini non possiamo accettare ne' consentire l'impunità per chi tortura e uccide". Claudio Regeni e Paola Deffendi ritengono che se non sono ancora stati rintracciati gli imputati è perché è il governo del Cairo a non volerli trovare. "Questi hanno confermato ufficialmente che non collaboreranno”, avevano detto a “Che tempo che fa” a fine maggio. "Per l'Egitto tutto è fermo, tutto è chiuso e non ha alcuna voglia di collaborare”, avevano aggiunto. "Ci sono delle foto che riguardano gli imputati. Noi vorremmo fare un appello a chiunque abbia informazioni riguardanti questi imputati che si faccia avanti scrivendo alla nostra avvocata, Alessandra Ballerini". Nel frattempo, “in questo periodo i nostri politici hanno stretto mani, hanno telefonato, hanno avuto incontri con i ministri e anche con il presidente dittatore Al Sisi, dove ogni volta veniva promessa la collaborazione. Continuano a essere presi in giro", aveva affermato la madre di Giulio. Difatti, in aprile, il governo Draghi ha autorizzato la vendita di armi automatiche e semi-automatiche al regime di Al-Sisi per 35 milioni, mentre l’ENI il mese scorso ha avviato una trattativa con l’azienda egiziana EGAS (tra le due c’è già un accordo commerciale) per aumentare le importazioni di gas dall’Egitto all’Italia e all’Europa. Esempio chiaro, questo, di come la realpolitik prevale sulla giustizia e sui diritti umani.

Foto © Imagoeconomica

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