"Quando arrivai sembrava impensabile che una donna potesse raggiungere una posizione di vertice in un ufficio giudiziario importante. Le difficoltà, tante, sono arrivate dall'esterno: facevi fatica a essere considerata come interlocutrice dei collaboratori di giustizia e dei mafiosi. Qualcuno non ti chiamava neanche dottoressa, ma signora, o peggio signorina. Anche qualche avvocato in aula ti chiamava signora". Lo ha detto, in un'intervista esclusiva a 'Oggi', in edicola domani, Marzia Sabella 56 anni, originaria di Bivona (Agrigento) e sorella di Alfonso, il "cacciatore di mafiosi" che fu sostituto a Palermo negli anni '90, prima di andare a Roma al Dap e successivamente come magistrato in servizio al Tribunale. Marzia Sabella, che si era occupata di Dda Agrigento, mentre nel 2006 aveva coordinato la cattura del superlatitante Bernardo Provenzano. Aveva 26 anni quando nel luglio del 1993, un anno dopo le stragi Falcone e Borsellino, era entrata alla Procura di Palermo con indosso la toga da magistrato e oggi è capo reggente della Procura.
"È cambiata la mafia - ha spiegato Sabella - ma è certo che dopo le stragi non c'è stato giorno che non abbiamo fatto arresti, impedendo il ricostituirsi della 'Cupola', l'organismo decisionale di Cosa Nostra, infliggendo duri colpi all'organizzazione che fa fatica a riprendersi. Certo la mafia di oggi non è quella dei tempi di Falcone e Borsellino, è più fluida ma sempre mafia è. Le estorsioni continuano, ma non come una volta, per fortuna arrivano denunce di commercianti (non tante) che si rifiutano di pagare il pizzo".
E Matteo Messina Denaro? "Non stiamo certo ad aspettare che si consegni", ha risposto Sabella.
Fonte: oggi.it
Foto © Imagoeconomica
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