La Dda di Caltanissetta ha ritirato il decreto di perquisizione a casa di Paolo Mondani e presso la redazione di Report avvenuta questa mattina. A riferirlo è lo stesso conduttore della trasmissione Sigfrido Ranucci su Facebook.
La decisione della Dda, a poche ore della messa in onda della puntata ‘La Bestia Nera’ aveva scatenato numerose polemiche.
"Non vedo come un atto ostile nei confronti di Report" le perquisizioni della Dia decise dalla Procura di Caltanissetta. "Mi preoccupa il fatto che se uno acquisisce i supporti informatici, pc, telefoni, ci sono elementi sensibili per quello che riguarda le fonti. Poi noi notoriamente siamo disponibili a dare tutto il supporto alla magistratura. Lo abbiamo sempre fatto. Credo che lo stesso intento della Procura di Caltanissetta si sarebbe potuto esercitare attraverso una collaborazione. So che il collega Mondani ne aveva parlato con il capo della Procura. Sono sorpreso da questo atto di perquisizione e acquisizione del materiale anche perché è stato firmato il 20 maggio e cioè 3 giorni prima della messa in onda del programma". Così il conduttore di Report Sigfrido Ranucci aveva commentato all'Adnkronos la perquisizione, il cui scopo era quello di sequestrare atti riguardanti l’inchiesta di ieri sera (lunedì 23 maggio, ndr) sulla strage di Capaci, nella quale si evidenziava la presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia nazionale, sul luogo dell’attentato.
“Le perquisizioni sono sempre atti invasivi, anche quando non espressamente 'ostili' nei confronti dei perquisiti, a maggior ragione se non indagati" ha dichiarato in una nota il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, in seguito alle perquisizioni. "Il conduttore di Report - ha sottolineato - ha sempre dichiarato la massima disponibilità a collaborare con la Magistratura per fare luce sulle troppe ombre relative alle uccisioni di Falcone e Borsellino, ovviamente nel rispetto dell'autonomia del lavoro giornalistico. Occorre fare attenzione, quindi, a non confondere i piani del necessario corso delle indagini con la tutela dell'operato dei giornalisti che, ancora una volta, hanno sollevato dubbi e mostrato aspetti non chiari delle due stragi più controverse della storia italiana", ha concluso Bartoli. Lo stesso presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra ha commentato l'accaduto con parole dure: "C'è una feroce sottovalutazione dell'opinione pubblica e ci si sottrae alla capacità di giudizio dell'opinione pubblica facendo intervenire lo Stato che indica al cittadino cosa sia giusto proporgli e cosa meriti fiducia e credibilità e cosa no: a me ricorda tanto la censura". "Io sono dell'avviso che l'opera di Mondani, Ranucci, Report e i suoi collaboratori - che hanno lavorato con il pieno consenso dell'azienda Rai - sia un comportamento certamente criticabile, ma non passibile di atti così forti come quelli che si sono verificati stamattina", ha aggiunto Morra, incontrando i giornalisti a margine di una missione della commissione antimafia nei saloni della prefettura di Trapani.
Duro anche il commento del presidente dell’Usigrai (il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico) Vittorio Di Trapani: “Sentenze della Cassazione e della Cedu hanno già acclarato che sequestrare pc e telefonini dei giornalisti, ancor di più con copie ‘indiscriminate’ dei contenuti, è illegittimo. L’unico risultato che resterà della perquisizione a Report è il timore delle fonti di essere svelate”, ha scritto su Twitter. “Ci auguriamo che a nessuno venga oggi in mente di ‘molestare’ Report e la sua redazione”, scrive invece il presidente della Federazione nazionale della stampa (Fnsi) Beppe Giulietti. “Dopo la puntata su Capaci sarà il caso di lasciare in pace la redazione, Paolo Mondani e di perquisire, invece, quelli che, da trenta anni, sono riusciti a restare in una ben protetta oscurità. Questa mattina saremo nella redazione di Report per decidere iniziative a tutela delle fonti e del segreto professionale”.
Nello specifico, come reso noto dal 'Fatto' ieri sulla strage di Capaci si è ad indagare su eventuali contatti tra il mondo degli estremisti di destra e Cosa Nostra. Solo di recente questi fatti sono arrivati sul tavolo della procura di Caltanissetta di cui nei giorni scorsi (il 18 maggio) il gip, Graziella Luparelli, ha respinto la richiesta sollecitando una nuova attività istruttoria, da completare nell’arco di 6 mesi, tra acquisizioni di documenti e interrogatori, “procedendo se necessario a nuove iscrizioni nel registro degli indagati”. Nello specifico lo spunto investigativo è stato raccontato da Alberto Lo Cicero al pm Gianfranco Donadio della DNA, in un paio di colloqui investigativi del 2006. Da qui il tema della 'pista nera' è stato rivitalizzato dall’ex Procuratore Generale di Palermo Roberto Scarpinato che ha trasmesso i risultati della sua inchiesta con una lunga informativa alla Direzione Nazionale Antimafia ora guidata da Giovanni Melillo. Ma di cosa si tratta? Della presenza dell’estremista di destra e fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie a Capaci un mese prima della strage.
Il comunicato della procura di Caltanissetta
In un comunicato il procuratore Salvatore De Luca ha spiegato i motivi della perquisizione al giornalista Mondani: ossia per "verificare la genuinità delle fonti” specificando che “non riguarda in alcun modo l’attività di informazione svolta da tale giornalista, benché la stessa sia presumibilmente susseguente ad una macroscopica fuga di notizie, riguardante gli atti posti in essere da altro ufficio giudiziario. Infatti, secondo quanto accertato da questo ufficio, in una occasione, il detto giornalista avrebbe incontrato il luogotenente in congedo Giustini, non per richiedergli informazioni, ma per fargli consultare la documentazione in possesso di esso giornalista in modo che lo stesso Giustini fosse preparato per le imminenti sommarie informazioni da rendere a questa Procura. È necessario verificare la natura di tale documentazione posta in lettura al Giustini, che presumibilmente costituisce corpo del reato di rivelazione di segreto d’ufficio relativo alla menzionata attività di altra autorità requirente”. Il comunicato quindi fa intendere che Mondani potrebbe essere a breve iscritto nel registro degli indagati.
Nel comunicato vengono riportati alcuni contenuti delle interviste di Report “dalle quali è emerso che, nel corso delle indagini condotte nel 1992 dalla Procura di Palermo, sono state fornite da parte di Alberto Lo Cicero preziose informazioni circa la preparazione della strage di Capaci nonché circa la funzione svolta da Biondino Salvatore quale autista del latitante Salvatore Riina, molti mesi prima che lo stesso venisse catturato”. “Tali dichiarazioni – scrive il procuratore – sono totalmente smentite dagli atti acquisiti da questa Procura sia presso gli archivi dei Carabinieri, sia nell’ambito del relativo procedimento penale della Procura di Palermo. Il riscontro negativo emerge dalle trascrizioni delle intercettazioni ambientali fatte nei confronti del Lo Cicero, prima della sua collaborazione, nonché da tutti i verbali di sommarie informazioni e di interrogatorio dallo stesso resi prima dei su indicati eventi”.
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