La mancata nomina del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri a Ministro della Giustizia, secondo la ricostruzione dell’ex premier Matteo Renzi, è dovuta a una sorta di congiura ordita da un pezzo di magistratura, attraverso le correnti (alle quali il procuratore di Catanzaro non è mai stato iscritto). Meccanismo che avrebbe, poi, trasferito le proprie pressioni sul Quirinale, portando al 'no' dell’allora presidente Napolitano.
I dettagli emergono dal nuovo libro dell'ex premier, 'Il Mostro': “Naturalmente”, scrive Renzi, “io avrei dovuto fare di più per rottamare le correnti della magistratura. E dire che nella settimana in cui ho composto il mio governo ci ho pure provato, invano. Avevo scelto infatti di fare una proposta ardita per la carica di guardasigilli. Volevo azzerare il potere delle correnti nominando ministro un uomo capace e totalmente fuori dagli schemi. Qualcuno dice: fin troppo fuori dagli schemi. E avevo pensato a Nicola Gratteri, magistrato di valore da sempre in prima linea contro la ’Ndrangheta”. Con il procuratore calabrese, Renzi ha rivelato che aveva già discusso molto: “Gratteri aveva idee rivoluzionarie: avremmo lavorato per il sorteggio al Csm, così da spezzare il meccanismo delle correnti. Avremmo rivoluzionato la responsabilità del magistrato che sbaglia”. Ma quando Renzi entra, va dall'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e le cose cambiano, Come mai?
“Magistrati come il procuratore della Repubblica di Roma, leader di varie correnti della magistratura, giudici eletti in Parlamento con alte responsabilità fecero arrivare al Quirinale – in modo più o meno diretto – la loro avversione totale all’ipotesi di Gratteri”.
Il 'Fatto Quotidiano' ha provato a chiedere conferma all'ex procuratore capitolino, oggi presidente del Tribunale del Vaticano, Giuseppe Pignatone, la risposta: “No comment”.
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