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Un'indagine condotta dalla procura distrettuale antimafia di Messina ha svelato pesanti infiltrazioni mafiose all'interno di due Comuni della provincia di Messina: Moio Alcantara e Malvagna. Ieri mattina i finanzieri del Comando provinciale hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sette persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa e di reati contro la pubblica amministrazione.
In manette sono finiti il sindaco e il vice sindaco di Moio, Bruno Pennisi e Clelia Pennisi; poi anche l'assessore ai Lavori pubblici di Malvagna Luca Giuseppe Orlando.
In manette anche Carmelo Pennisi, un esponente del clan Cintorino, articolazione di Cosa nostra catanese. Quest'ultimo, per dare disposizioni dal carcere, secondo l’accusa,  si avvaleva del padre Giuseppe, pure lui arrestato, e della sorella, che è la vice sindaca di Moio.  Dava disposizioni dal carcere al padre e alla sorella per gli 'affari di famiglia'.
Le indagini, eseguite su delega della Dda dal Gico delle Fiamme Gialle di Messina, spiega la Procura, "hanno consentito di far luce sull'operatività criminale di una cellula decisionale e operativa mafiosa del tutto autonoma rispetto alle articolazioni di Cosa Nostra catanese che, in passato, gestivano gli affari mafiosi anche nel territorio della valle dell'Alcantara" e che, secondo l'accusa, è "risultata in grado di ingerirsi, condizionandole, nelle dinamiche elettorali e politiche dei due Comuni, oltre che nella relativa gestione dell'attività amministrativa, attraverso l'infiltrazione di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili alla stessa struttura criminale".
Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere di stampo mafioso e di reati contro la pubblica amministrazione. I provvedimenti sono stati disposti dal gip del Tribunale di Messina, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.
Secondo l'accusa "il sindaco di Moio Alcantara", Bruno Pennisi, accettava "denaro o la promessa di averne" e, inoltre, "favoriva vendite di materiale edile da parte di una società in cui vantava cointeressenze, turbando la procedura di gara relativa al recupero del tessuto urbano locale, a favore di un imprenditore di Santa Teresa Riva". Quest'ultimo è finito ai domiciliati mentre in carcere è stato condotto il titolare di una ditta edile della provincia di Catania.
L'ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Malvagna, in carica fino all'ottobre del 2020, è stato accusato di avere, "abusando della sua qualità e dei suoi poteri", indotto "il rappresentante di una ditta edile di Barcellona Pozzo di Gotto, aggiudicataria di lavori pubblici, a rifornirsi di materiale edile da una ditta di Randazzo, per agevolare l'associazione mafiosa" in cambio di "una dazione corruttiva".
"La corruzione, secondo ipotesi d'indagine e fermo restando il generale principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato - sottolinea la Procura di Messina - è risultata il collante dell'operatività generale dell'indagine".

Foto © Imagoeconomica

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