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Quorum a rischio. Grande maggioranza contraria ad abolizione legge Severino e sui limiti alla custodia cautelare

Tra un mese, oltre che per le elezioni amministrative in molti Comuni, gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi sui Referendum in materia di Giustizia. Secondo un sondaggio dell'Istituto Demopolis, tuttavia, soltanto un italiano su tre, il 12 giugno prossimo, è intenzionato a votare ai cinque referendum sulla “giustizia giusta” - promosso da Lega e Radicali - (su sei) ammessi dalla Corte costituzionale lo scorso febbraio. Il 56 percento non sembra invece interessato a partecipare alla consultazione referendaria. "Se questo orientamento di massima fosse confermato - spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento - il quorum per la validità dei Referendum del 12 giugno non sarebbe raggiunto". Infatti per la consultazione è necessario il 50% + uno degli iscritti nelle liste elettorali: in caso contrario, il referendum è invalido qualunque sia il risultato. Il quorum dunque appare lontanissimo, nonostante l’accorpamento del voto con le elezioni amministrative previste in quasi mille comuni.

Prescindendo dal pur determinante dato sull'affluenza, come la pensano gli italiani sui principali quesiti? La grande maggioranza degli elettori è contraria ai due quesiti più importanti: quello sui limiti alla custodia cautelare e quello sulla cancellazione della legge Severino, che prevede l’incandidabilità e la decadenza dalle cariche elettive per i condannati in via definitiva a una pena superiore ai due anni di carcere. Sulla legge Severino, l'Istituto Demopolis rileva una netta polarizzazione delle posizioni politiche: favorevoli all'abolizione sono quasi 6 elettori su 10 della Lega, il 53 percento di chi vota Forza Italia. Il dato - secondo il sondaggio Demopolis per Otto e Mezzo - si riduce al 25 percento tra gli elettori di Fratelli d'Italia, crolla al 7 ed al 4 percento, rispettivamente tra chi vota il PD e il Movimento 5 Stelle.

La maggioranza assoluta condivide la proposta di separazione delle carriere, con un gradimento superiore al 50 percento, che peraltro è già contenuta – di fatto – nella riforma dell’ordinamento giudiziario approvata alla Camera e in discussione al Senato. I quesiti non sembrano attrarre oggi al voto la maggioranza assoluta degli italiani, che da anni esprimono comunque una valutazione negativa sul sistema giudiziario italiano: a bocciare il funzionamento della giustizia nel nostro Paese è oggi il 66 percento dei cittadini. "Le valutazioni di segno negativo - afferma Pietro Vento - raggiungono l'85 percento tra quanti hanno in corso o hanno avuto nel recente passato un'esperienza diretta in tribunale".

Le altre due schede riguardano l’abolizione del numero di firme (piuttosto esiguo) necessario ai magistrati per candidarsi al Csm e l’introduzione del diritto di voto degli avvocati nei consigli giudiziari (anch’essa già prevista nella riforma).

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