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L'inchiesta sulla cosiddetta loggia Ungheria viaggia verso la richiesta di archiviazione.
Ma come riportato dal 'il Fatto Quotidiano' potrebbe esistere 'altro'. Ad esempio una lobby, come già ammesso dall'ex avvocato esterno di Eni Piero Amara nel 2019, che si muoveva per un “reciproco scambio di favori”.
La Procura di Perugia infatti, sulla base dei riscontri effettuati dalle deposizioni di Amara, ha aperto nuovi fascicoli d’indagine (per altri reati) che sono già in fase avanzata. Molte persone sono già state convocate e sentite dal procuratore Raffaele Cantone e dalla pm Gemma Miliani.
Nello specifico il 'Fatto' ha riportato un argomento interessante.
Amara nel dicembre del 2019 aveva riferito ai pm milanesi di una chiesa legata alla loggia.  Dell'esistenza di questa chiesa l'ex avvocato esterno di Eni ne aveva parlato il primo Aprile scorso quando era stato sentito dalla Procura di Milano (dove è indagato per calunnia nei riguardi dell’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi e del suo numero 2 Claudio Granata): “Peraltro, per quel che vale, questo lo dirò anche a Perugia”. “Ricorderà – ha detto Amara – che quando io volevo affiliare delle persone a Ungheria dovevo portarle in una chiesa accanto a San Giovanni in Laterano”.
Amara ha scoperto che Granata (estraneo alle indagini sulla Loggia Ungheria), in alcuni appunti depositati alla Procura di Milano, conferma la sua tesi: “Granata nei suoi appunti, parlando male di me, disse che rimase sconvolto quando gli dissi: ‘Presentiamo Claudio (Descalzi, ad di Eni, ndr) ad alcune persone in una chiesa – lui dice chiesa sconsacrata – all’interno di Roma’, perché io, all’epoca, nell’ambito di un rafforzamento della nuova leadership in Eni, soprattutto rispetto ai problemi che potevano arrivare da Milano, c’era un’idea di fare entrare in un certo circuito il dottor Descalzi”.
Granata, come riportato dal 'Fatto' ha spiegato innanzitutto come aveva conosciuto Amara. Racconta l’episodio come una “bella trappola per provare a incastrarmi da subito”. “Tipico delle organizzazioni non trasparenti. Metterti dentro per farti diventare uno di loro o poterti ricattare se invece non sei come loro e non lo vuoi essere”. “Ricordo bene – ha continuato Granata – la dinamica di quell’incontro. Uno dei colleghi mi dette appuntamento davanti ad un hotel in via Veneto e andammo in una sala tè dove gli altri erano già lì e seduti”.
Ha spiegato anche le credenziali ricevute su Amara: “Mi fu detto che era un avvocato della società, ma anche persona che conosceva molti interlocutori e mi poteva facilitare la conoscenza delle persone a Roma”. “In quei giorni – prosegue il numero 2 dell’Eni – non detti peso alla anomalia; la gran parte delle persone che stavo conoscendo mi diceva la stessa cosa e alla fine mi feci l’idea che questo è un modo tipicamente di chi era in attività su Roma di avere relazioni. Ti conosco e, per accreditarmi, ti dico che ti posso presentare qualcun altro”. Poi aggiunge: “Le cose però spesso le capisci dopo se nessuno te le spiega prima e io non avevo nessuno per avere questi avvisi. Non conoscevo nessuno. Amara come tutti gli altri, ogni tanto mi chiama, mi chiede di potermi parlare eccetera. Di Amara nel (non lungo) periodo in cui l’ho conosciuto e nelle occasioni in cui l’ho visto o sentito al telefono ricordo una sua iniziale richiesta”. Ed ecco la richiesta di Amara: “Far invitare l’ad (Descalzi, ndr) a cene che si ‘tenevano in una chiesa sconsacrata a Roma o vicino Roma’”.
Le note di Granata sembrano davvero confermare le parole di Amara, che dopo ben otto mesi farà le sue dichiarazioni sulle affiliazioni in una chiesetta (vicina a San Giovanni in Laterano).
Certamente il riscontro va preso "per quel che vale", come ha detto lo stesso Amara poiché potrebbe dimostrare che aveva invitato Descalzi attraverso Granata. Il fatto non prova alcuna affiliazione, né l'esistenza della loggia Ungheria. Ma forse potrebbe trattarsi di altro.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Foto © Imagoeconomica

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