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Nuove testimonianze di due ex giudici del Consiglio di Stato

Davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Brescia dove si sta celebrando il processo a carico dell'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo, imputato per rivelazione segreto di ufficio per il caso della diffusione dei verbali di Piero Amara sulla presunta esistenza della loggia Ungheria, sono stati chiamati altri due testimoni a sorpresa. Si tratta di Giuseppe Severini e Sergio Santoro, alti giudici del Consiglio di Stato da poco in pensione. Secondo Fabio Repici, legale del consigliere togato Sebastiano Ardita costituitosi parte civile, come riportato da 'La Stampa', si tratta di due testimoni "particolarmente importanti". Infatti, in base alle loro testimonianze, sarebbero stati a certe cene con Davigo. Cene di rilevanza giudiziaria in cui sarebbe stato presente anche l'ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. La prima cena, ha detto Saverini é stata “nell'ottobre 2019, la seconda molti mesi dopo, nel 2020". Al tempo della prima cena, il giudice Santoro era notoriamente indagato dalla Procura di Roma per corruzione giudiziaria, nell'inchiesta sul Consiglio di Stato alimentata dallo stesso Amara. La sua posizione è stata successivamente archiviata.
Un dato particolarmente rilevante è il seguente: Davigo avrebbe preso le distanze da Ardita, coinvolgendo altri consiglieri del Csm, due assistenti, e il presidente della commissione antimafia, dopo aver letto i verbali di Amara, nei quali Ardita veniva indicato come membro della presunta loggia Ungheria. Ma, allo stesso tempo, avrebbe continuato a incontrarsi con Santoro che, in base alle dichiarazioni di Saverino, è citato nei verbali in modo più diffuso e specifico di Ardita. Prima come "associato e membro alla loggia Ungheria", poi perché sponsorizzato da Lotti e Verdini, "i quali volevano che diventasse presidente della sezione del Consiglio di Stato che si occupava dei ricorsi Consip. E così avvenne".
Quindi perché Davigo ha messo in allarme il Csm su Ardita continuando poi a frequentare Santoro, anch'egli additato come membro della stessa loggia segreta?
Repici punta ora quindi a dimostrare che Davigo aveva usato i verbali non per senso istituzionale, ma "per screditarlo (Ardita n.d.r) e condizionare il Csm". Per farlo, come riportato sempre da 'La Stampa' deve smontare la tesi di Davigo, "che ha giustificato il suo comportamento dicendo che aver appreso il contenuto dei verbali comportava la necessità di indurre i consiglieri del Csm a prendere le distanze da Ardita".
L'ex giudice Severini, nello specifico, ha raccontato di aver "incontrato Davigo nel corso di due cene a casa del collega Santoro, con cui credo avesse un rapporto pregresso". "Santoro organizzò queste cene perché aveva interesse a sondare l'atteggiamento anche di altri colleghi circa la possibilità che venisse modificata l'età pensionabile dei magistrati, riportandola a 72 anni. Sapeva che io condividevo questa posizione e mi invitò quando ritenne di parlare della questione con un magistrato ordinario importante come Davigo. In una delle due cene era presente anche Federico Cafiero de Raho con cui io e Santoro avevamo in più occasioni parlato del tema, recandoci nel suo ufficio. Mi pare che alle cene sia stata presente anche un'avvocata amica di Davigo". Severini, inoltre, ha ricordato che Davigo "non era contrario" all'innalzamento dell'età pensionabile "ma precisò di non essere direttamente interessato" perché convinto di restare in carica al Csm fino a 72 anni. Cosa che non è avvenuta in quanto nel 2020 il Csm aveva deciso diversamente.
Severini (mai citato nei verbali di Amara) ha ricordato inoltre i "rapporti cordiali tra Davigo e Santoro" e nega accenni alla vicenda Ungheria. Il tribunale ha infine ammesso le testimonianze per ricostruire le cene e verificare se "Davigo mostrò mai imbarazzo o distacco".

Fonte: lastampa.it

Foto © Imagoeconomica

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