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La vicenda dei verbali di Piero Amara su una presunta loggia Ungheria ha portato a una nuova indagine, appena chiusa dalla Procura di Milano, in cui è stato ipotizzato il reato di rivelazione del segreto del procedimento penale nei confronti dello stesso Amara. E' quanto risulta al TgLa7 secondo cui l'inchiesta vuol far luce sul fatto che quelle carte 'scottanti' circolassero già due mesi prima di quando, nell'aprile del 2020, il pm milanese Paolo Storari le consegnò all'allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo, per autotutelarsi, a suo dire, dal freno imposto alle indagini dall'ex procuratore Francesco Greco e dall'aggiunto Laura Pedio. Per la consegna dei verbali Storari è stato assolto a Brescia al termine del processo in abbreviato mentre Davigo è stato rinviato a giudizio. Secondo i pm Stefano Civardi e Monia Di Marco e l'aggiunto Maurizio Romanelli, nel febbraio 2020, almeno una parte di quegli atti erano usciti dalla Procura di Milano. Tant'è che proprio il 17 febbraio la foto di una loro pagina venne mostrata durante un interrogatorio a Storari e Pedio da Vincenzo Armanna, ex manager di Eni, e anche lui insieme all'avvocato siciliano tra gli accusatori della compagnia petrolifera italiana e dei suoi vertici. Armanna ha riferito di aver ricevuto quelle carte, in tutto una novantina di pagina, dall'avvocato Amara, che tuttavia ha sempre negato ogni coinvolgimento. La prossima settimana l'avvocato Amara verrà sentito in Procura a Milano e potrà chiarire la sua posizione.

Foto © Imagoeconomica

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