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"Il 41 bis nasce per stroncare il fenomeno degli omicidi ordinati dal carcere. Per evitare che in cella si affermasse la supremazia del capo di un'organizzazione criminale, per evitare che un detenuto manifestasse l'affermazione del proprio potere personale. Con il 41 bis non si estorcono le collaborazioni". Lo ha detto il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, nel corso della sua audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia nell'ambito dell'istruttoria sulla pronuncia della Corte Costituzionale in materia di ergastolo ostativo. "In base alla mia esperienza - ha aggiunto Lo Voi - ha collaborato chi non era al 41 bis, e c’è stato anche chi non ha voluto collaborare in senso tecnico ma si è reso disponibile a rispondere alle domande del magistrato. E' difficile irreggimentare, da un lato, e fare di tutta l'erba un fascio, dall'altro. Le situazioni sono particolari e variegate ma non possiamo dimenticare da dove nascono eventuali esigenze e soprattutto non dobbiamo dimenticare le conoscenze acquisite sul campo in questi ultimi 30 anni".
Occorre evitare che si verifichi nuovamente che soggetti che provengono da condanne all'ergastolo tornino a fare affari sul loro territorio, come avvenuto anche con l'attuale legislazione: si tratta di non permettere il ripetersi di "casi patologici" e di azzerare le conoscenze del passato, ha spiegato Francesco Lo Voi, citando alcuni casi di ergastolani che hanno ottenuto permessi premio e sono tornati a delinquere: "Questa - ha premesso - è la patologia, e io ho sempre diffidato di una legislazione che nasce dall'emergenza, perché la legge deve riguardare la fisiologia. Tuttavia di qualche caso patologico dobbiamo pure tenere conto, per evitare che gli stessi si possano ripetere". "Approfitterei di questa occasione che muove da una pronuncia che non è discutibile e che anzi è stata pure morbida, dando al Parlamento il tempo di intervenire, ma - ha messo in guardia Lo Voi - vorrei evitare che si azzerassero le conoscenze di tutto ciò che è avvenuto nel passato".

"Abbiamo anche un problema di terrorismo da tenere in considerazione" ha aggiunto il procuratore di Roma, e di “appartenenti a gruppo terroristici non necessariamente nazionali". E nel caso di "detenuti al 41bis che hanno commesso reati ostativi, specie quando non hanno nazionalità e non hanno la residenza italiana, andare a richiedere tutte le informazioni descritte diventa un problema serio, sia con riferimento al condannato che con riferimento al tribunale di sorveglianza e agli organi che devono fornire queste informazioni. Su questo aspetto una riflessione si dovrebbe fare per calibrare il tipo di informazioni necessarie per un eventuale accesso ai benefici a quella categoria di detenuti".

Un solo tribunale sorveglianza a Roma
E' necessario "uniformare i criteri della giurisprudenza" e "sarebbe opportuno concentrare le decisioni in un solo tribunale di sorveglianza nazionale" ha segnalato Francesco Lo Voi ribadendo che ci sono "esigenze di miglioramento del testo". Sarebbe opportuno affidare la competenza sui benefici al tribunale di sorveglianza di Roma: "Consentirebbe la maggiore uniformità possibile della giurisprudenza su un tema di estrema delicatezza, ancora più delicato di quello, già attribuito a una competenza nazionale, sui ricorsi sul 41 bis". "Si tratta - ha rilevato - di evitare contrasti che ci sono già stati, a legislatura vigente". "Anche nel caso delle cosiddette nuove mafie, che si stanno dimostrando in alcuni casi anche più pericolose di quelle tradizionale", secondo Lo Voi, "non essendo pensabile andare a formare tutti i magistrati di sorveglianza in tutti i tribunali in Italia, la soluzione più facile ce l'abbiamo già”. In questo caso, "il ministero della Giustizia potrebbe intervenire garantendo una adeguata dotazione sia umana che materiale" al tribunale di sorveglianza di Roma.

Il caso degli assassini di Rosario Livatino
Uno degli uomini condannati per l'omicidio del giudice Rosario Livatino, appartenente alla 'Stidda' che dopo aver avuto la semilibertà e permessi premio è tornato a Canicattì "rimettendosi in affari con tutta la comarca di persone che gli erano vicine all'epoca e poi dopo" ha detto Lo Voi. "Tutto questo che ho detto è avvenuto con la legislazione attuale, va detto che è la patologia - ha continuato - Personalmente diffido della legislazione d'emergenza o che si fonda su fatti patologici. Tuttavia di qualche caso patologico dobbiamo riflettere per evitare che si possano ripetere casi come quello che ho detto”.

Foto © Imagoeconomica

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