Il magistrato Sebastiano Ardita ammesso come parte civile
Il gip Andrea Gaboardi, in un provvedimento di cui è il firmatario, aveva definito “l’improvvida iniziativa” del pm Paolo Storari frutto di “suggestione” e di “frustrazione”, lo stesso gip ha sostenuto anche la “radicale infondatezza” dell'accusa di omissione di atti d'ufficio mossa all’ex procuratore di Milano Francesco Greco sulla base di un presunto “immobilismo investigativo” avanzato dall’ex componente del Csm Piercamillo Davigo e Storari.
E’ questo il quadro su cui è iniziata oggi a Brescia l’udienza preliminare che dovrà decidere se rinviare a giudizio Paolo Storari e Piercamillo Davigo. Il giudice dell’udienza preliminare, Federica Brugnara, ha decretato che l’udienza si svolgerà a porte chiuse respingendo la richiesta di Davigo di svolgerla in presenza del pubblico e della stampa.
L’ex magistrato, attraverso il suo legale Francesco Borasi, ha avanzato questa richiesta in base alla giurisprudenza della Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo.
Sia Davigo, sia Storari, difeso dall’avvocato Paolo Della Sala, sono stati indagati dalla Procura di Brescia per rivelazione di segreto. Nello specifico, secondo l’accusa, avrebbero fatto uscire dalla Procura di Milano i verbali ancora segreti dell’ex avvocato esterno dell’Eni Piero Amara, che tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020 ha raccontato ai magistrati milanesi l’esistenza di una presunta loggia segreta chiamata “Ungheria”.
Storari si era difeso dichiarando che, a suo dire, preoccupato per i ritardi nelle procedure investigative dei suoi colleghi aveva deciso quindi di passare i verbali a Davigo nella prima decade dell’aprile 2020. Quest’ultimo aveva assicurato che quel passaggio era a norma di legge perché in quanto componente del Consiglio superiore della magistratura poteva accedere a notizie segrete. Nei mesi seguenti, il magistrato ha proceduto a informare alcuni membri e il vertice del Csm in maniera informale, perché, secondo Davigo, una denuncia formale avrebbe fatto conoscere l’oggetto dei verbali anche a due componenti del Consiglio, indicati da Amara come appartenenti alla loggia Ungheria, tra questi vi era anche il magistrato Sebastiano Ardita.
Il consigliere togato del Csm, Sebastiano Ardita © Imagoeconomica
Secondo l’accusa avrebbe parlato, pur in modo confidenziale, delle dichiarazioni di Amara al senatore Nicola Morra ad altri consiglieri del Csm, come Giuseppe Cascini, Fulvio Gigliotti, Stefano Cavanna - al quale avrebbe detto che nell’indagine sulla presunta loggia era “coinvolto” Ardita e il vice presidente del Csm David Ermini, al quale avrebbe dato “copia degli atti, al di fuori di qualunque ufficialità al punto che Ermini, ritenendo irricevibili quegli atti ed inutilizzabili le confidenze ricevute, immediatamente distruggeva detta documentazione”. In seguito, dopo che Davigo aveva già lasciato il Csm, la sua segretaria (almeno secondo le indagini effettuate dalla Procura di Perugia) aveva inviato in forma anonima i verbali di Amara al ‘Fatto Quotidiano’, a ‘La Repubblica’ e al consigliere del Csm Nino Di Matteo, il quale durante una seduta plenaria ne aveva denunciato la ricezione.
Il magistrato Sebastiano Ardita (tirato in ballo da Amara) attualmente è difeso dall’avvocato Fabio Repici e chiederà di costituirsi parte civile.
“È evidente che qualunque cittadino ha il diritto che il proprio nome non venga fatto oggetto di divulgazione pubblica di notizie relative a una indagine finché quella indagine non trovi discovery e conclusione. Nel caso di specie, senza le condotte illecite compiute dai due imputati, Ardita non avrebbe subìto la massiva infamante divulgazione di quelle informazioni riservate” ha sostenuto nell’atto di costituzione di parte civile, l’avvocato Repici. La consegna dei verbali, e la successiva diffusione sulla stampa, avrebbero determinato “evidenti danni” ad Ardita. In particolare le condotte compiute da Davigo non solo sarebbero state commesse con ‘dolo’, “ma addirittura con il precipuo fine di screditare il ruolo istituzionale di consigliere del Csm rivestito da Ardita e la sua immagine personale e professionale”. L’esercizio dell’azione civile nei confronti di entrambi gli imputati è stata accolta dal gup di Brescia Federica Brugnara.
Il processo si apre in un clima difficile, dopo le audizioni della Prima commissione del Csm venuta a Milano lunedì e l'archiviazione per il procuratore in pensione Francesco Greco, depositata quattro mesi dopo la richiesta della procura diretta da Francesco Prete, proprio a due giorni dall'udienza preliminare.
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