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"Sono nonno, quattro mesi fa mi è nata una nipotina, ho 69 anni, è il momento di rientrare in famiglia, sento che ha bisogno di me. Lo faccio con serenità e anche con desiderio". Il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Bernardo Petralia ha spiegato così all'ANSA le ragioni che lo hanno indotto a presentare al Csm le dimissioni dalla magistratura, quasi un anno prima del suo pensionamento. La notizia è rimbalzata oggi sui comunicati di alcuni organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria. "Ne ho parlato più volte con la ministra Cartabia e lei mi ha compreso" dice Petralia, escludendo in modo netto che dietro la scelta ci siano ragioni diverse da quelle personali.
Petralia era stato nominato a maggio del 2020 capo del Dap dall'allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo le dimissioni di Francesco Basentini travolto dalle polemiche suscitate dalle scarcerazioni di boss di calibro della criminalità organizzata per gravi ragioni di salute connesse all'emergenza Covid e dalle rivolte nelle carceri. L’incarico era stato poi confermato assieme a quello del suo vice Roberto Tartaglia. Nella sua lunga carriera di magistrato ha ricoperto incarichi importanti: è stato procuratore aggiunto a Palermo e procuratore generale a Reggio Calabria. E, dal 2006 al 2010, componente del Csm. Toccherà ora proprio al Consiglio superiore della magistratura pronunciarsi sulla sua istanza di pensionamento anticipato. Il via libera è scontato e tutto l'iter dovrebbe essere completato nell'arco di un mese o al massimo di un mese e mezzo.

Foto © Imagoeconomica

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