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"Ma si parla ancora delle mafie? E' un problema ancora 'sentito', percepito nei suoi esatti termini e contorni? O, invece, come a me pare, è scesa una 'cortina' opaca e nebbiosa sulla presenza, pervasività e sempre maggior forza economica e di penetrazione finanziaria, proprio ora che si debbono investire i fondi del Pnrr e realizzare opere, infrastrutture, servizi, ovviamente al di fuori del mondo degli 'addetti ai lavori'". Cosi' il procuratore generale di Torino, Francesco Enrico Saluzzo, intervenendo alla cerimonia d'apertura dell'anno giudiziario.
"Qualche raro giornalista - aggiunge Saluzzo - fa sentire una voce costante sui rischi, rievocando anche fatti passati, ma con protagonisti sempre attuali, organizzazioni particolarmente impegnate conducono una campagna di informazione, sensibilizzazione. Ma l'impressione è che sia calato uno schermo e vi sia un silenzio assordante o, quanto meno, indifferenza. La storia insegna che molti popoli la cui coscienza si era 'addormentata' si sono risvegliati in una realtà molto diversa, nella quale avevano perso molto, in termini di libertà, regole sociali, nuovi padroni. Non vorrei che la disattenzione ci conducesse a spiagge pericolose". E infine: "Le pulsioni volte ad indebolire e annacquare il cosiddetto 'ergastolo ostativo', nonostante le parole chiare della Corte costituzionale, ed il regime dettato dall'art. 41 bis dell'ordinamento penitenziario mi paiono un segnale non rassicurante. Evidentemente, qualcuno ritiene che il pericolo, ed anche il vulnus che esse portano allo Stato, delle mafie possa ritenersi scemato in termini quantitativi e qualitativi. Non è così e vicende recenti lo dimostrano".

Foto © Imagoeconomica

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