La Corte d'Appello di Palermo, sez. III penale, ha rigettato l'istanza di riparazione per ingiusta detenzione formulata dalla difesa dell'ex numero tre del Sisde Bruno Contrada per la pena che gli fu inflitta con una sentenza dichiarata poi ineseguibile e improduttiva di effetti penali dalla Cassazione nel 2017. "Apprendiamo senza stupore il verdetto della Corte a seguito di un procedimento svoltosi in maniera assai poco serena, e alle cui conclusioni mi sono rifiutato di prendere parte", ha affermato l'avvocato Stefano Giordano, difensore di Contrada. Si ricorda che Bruno Contrada, ex alto funzionario di polizia, è stato condannato a 10 anni nel 2007 per concorso esterno in associazione mafiosa (art.110 e 416 bis Cp). Tuttavia la Corte d’Appello di Palermo (aprile 2020) aveva dovuto liquidare a Contrada la somma di 667 mila euro per ingiusta detenzione. Tutto era nato da un ricorso alla Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) arrivato a sentenza nel 2015: lo Stato italiano avrebbe dovuto risarcire l’ex 007 in base all’assunto che Contrada non poteva essere condannato. L'ordinanza in seguito era stata impugnata in Cassazione, la quale aveva annullato con rinvio il risarcimento stabilendo che sul caso dovesse nuovamente pronunciarsi l’Appello.
Il suo legale ha in seguito dichiarato che “insieme al ricorso per Cassazione depositeremo nei giorni a seguire un dossier articolato presso il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa perché per l'ennesima volta, non solo lo Stato Italiano commette delle gravissime violazioni ai danni dei suoi cittadini, ma reitera dette violazioni rifiutandosi di eseguire il giudicato europeo, causando gravi problemi di incompatibilità tra la giurisprudenza italiana e la normativa europea. Valuteremo nei prossimi giorni le ulteriori iniziative da intraprendere a seguito di questa ennesima sconfitta della giustizia".
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