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"Rischio prescrizione per i reati ambientali non è accettabile. Il messaggio è sbagliato: sono gravi”

Pioggia di critiche all'Italia da parte del relatore speciale delle Nazioni Unite su sostanze tossiche e diritti umani, Marcos Orellana, a conclusione di una missione che si è svolta dal 30 novembre al 13 dicembre. 
L'obiettivo era quello di valutare il livello di tutela dei diritti umani da parte del Paese in rapporto alle sostanze e ai rifiuti tossici.
In particolare Orellana ha visitato i siti toccati da contaminazione industriale (in particolare la Pfas in Veneto, la terra dei fuochi in Campania e quello relativo all’ex Ilva di Taranto) e sul punto si è incontrato con le comunità interessate a Roma e nelle regioni Veneto, Campania e Puglia.
Le sue conclusioni, presentate ieri, sono drammatiche sotto più punti di vista e non sono mancate le critiche anche al Governo sull'ex Ilva. 
"Prendo atto che il governo ha adottato diversi decreti legislativi noti come 'Salva-Ilva'. In particolare, il decreto legislativo n. 98 del 09 giugno 2016 (il 7° decreto di una serie) prevede l'immunità penale e amministrativa del futuro acquirente dell'impianto. Questa concessione di immunità crea una percezione di impunità a vantaggio di potenti interessi economici, ed è inoltre incompatibile con il principio di uguaglianza".
Il relatore, in un altro passaggio della relazione, ha fatto riferimento alle vicende giudiziarie a livello nazionale ed europeo: "Nel 2019, la Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso Cordella e altri contro l'Italia ha osservato che la contaminazione ambientale mette in pericolo la salute dei residenti e ha concluso che l'Italia non ha garantito l'adozione di tutte le misure necessarie per proteggerli efficacemente", ha ricordato. "Nel maggio di quest'anno, gli ex proprietari ed amministratori dell'Ilva sono stati condannati a 22 e 20 anni di reclusione per l'inquinamento ambientale causato dall'Ilva con conseguenze mortali. Altri 24 ex dirigenti e politici locali sono stati condannati a pene detentive", ha scritto con riferimento alla sentenza di primo grado del processo scaturito dall'inchiesta 'Ambiente svenduto' sulla precedente gestione dell'acciaieria.
"Lo stabilimento Ilva in Puglia - ha proseguito - è il più grande impianto siderurgico d'Europa. Per 60 anni ha emesso polveri sottili, diossine cancerogene e altre sostanze pericolose che hanno causato un livello di inquinamento intollerabile". E poi ancora: "Sono anche preoccupato per i livelli allarmanti di emissioni di Co2 dell'impianto Ilva. È classificato come il primo emettitore di Co2 in Italia. L'impianto dovrebbe smettere di bruciare carbone per la produzione di elettricità. Prendo anche atto che alcune attività di bonifica e monitoraggio sono state portate avanti dalle autorità regionali, come la rimozione del terriccio nei parchi giochi delle scuole di Tamburi e il monitoraggio dell'inquinamento dell'aria".
Nella relazione viene anche espressa preoccupazione per la spedizione illegale di 282 container di rifiuti verso la Tunisia nel 2020. "Sono inorridito dall'eccessiva quantità di tempo in cui i container di rifiuti sono rimasti in Tunisia", ha detto, "il rimpatrio dei rifiuti dovrebbe essere effettuato senza ulteriori ritardi". Per prevenire spedizioni illegali, i rifiuti dovrebbero essere ispezionati prima della spedizione, ha aggiunto. L'esposizione a sostanze pericolose delle comunità che vivono nelle vicinanze dei siti contaminati pone problemi molto seri in materia di diritti umani, ha detto Orellana: "Sono particolarmente preoccupato per l'eccesso di tumori, malattie cardiovascolari e danni neurologici che colpiscono le persone che vivono vicino a siti contaminati da impianti industriali, raffinerie e scarichi di rifiuti pericolosi". "Sono seriamente preoccupato dall'entità dell'inquinamento da sostanze tossiche perfluoroalchiliche (PFAS) in alcune zone del Veneto e dai gravi problemi di salute sofferti dai residenti della zona", ha detto.
Orellana, in un'intervista a ilfattoquotdiano.it, ha espresso un duro giudizio anche sulla riforma della giustizia Cartabia che, di fatto, mette a rischio diversi procedimenti sui reati ambientali. “L’obiettivo di voler velocizzare in qualche modo i procedimenti penali è davvero utile e importante anche per garantire l’accesso alla giustizia, - ha affermato - tuttavia accorciare i tempi di prescrizione anche in relazione ai reati ambientali può presentare delle problematiche”.
In riferimento sempre alla recente riforma della Giustizia Cartabia, Orellana ha aggiunto: “Le indagini che devono essere svolte possono essere molto complesse, quindi il rischio di prescrizione per i reati ambientali non è accettabile. Questo trasmette anche un messaggio sbagliato perché parliamo di reati davvero gravi, noi dobbiamo tutelare l’ambiente per salvaguardare i diritti umani e i diritti delle future generazioni”.

In foto: l'Assemblea Generale dell'Onu © Palazzo Chigi

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