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La magistratura onesta vuole un cambiamento profondo per un organo malato

Il dibattito intorno alla riforma del Csm è destinato a protrarsi ancora per qualche mese e i consiglieri togati del Consiglio Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita hanno già fatto emergere in una loro dichiarazione congiunta le gravi criticità in merito alla possibile nuova legge elettorale.
Oltre alla loro dichiarazione ANTIMAFIADuemila ha raccolto anche quella del Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri in un’intervista tenuta a margine della presentazione del suo nuovo libro ‘Complici e Colpevoli’ tenutasi ieri a Corridonia. “Io penso che la soluzione al problema potrebbe essere il sorteggio, puro e semplice - ha detto Gratteri, aggiungendo che occorrerà - tenere conto della proporzione tra otto mila giudici e due mila pubblici ministeri circa e fare dei macro collegi come se fossero le elezioni per il parlamento europeo e dopodiché sorteggiare i candidati per il Csm. Perché io ritengo che se uno è in grado di scrivere una sentenza è anche in grado di scrivere un parere e a valutare se tizio può fare il procuratore della repubblica o il presidente di un tribunale”. Tale preferenza per il sorteggio - già espressa dai colleghi Di Matteo e Ardita - era stata anche avanzata dai magistrati del gruppo ‘Articolo 101’ i quali hanno ottenuto recentemente la maggioranza relativa nelle elezioni dell’Anm di Palermo.
Un segnale da non sottovalutare” lo aveva definito Di Matteo in un’intervista su ‘La Stampa’, poiché dimostra in maniera inequivocabile che la magistratura onesta e pulita vuole che avvenga un profondo cambiamento che sradichi il dominio delle correnti e delle ‘cordate’ all’interno della magistratura stessa.

Dai sequestri di persona alle logge massoniche deviate
Durante l’intervista il procuratore di Catanzaro ha anche spiegato come la ‘Ndrangheta è partita dai sequestri di persona fino ad arrivare a interloquire con la massoneria deviata e quindi con soggetti legati al mondo delle professioni e dell’imprenditoria. “A parte qualche sequestro fatto in Sardegna e a parte qualche sequestro fatto dai giostrai in Veneto o qualcuno fatto in Campania, tutti gli altri sequestri sono stati gestiti dalla ’Ndrangheta”, ha detto il magistrato precisando che le vittime “venivano custodite in Aspromonte, portati con autobetoniere e camion in Calabria” più precisamente “in un triangolo di circa 15 - 20 km tra San Luca, Platì e Natile di Careri e allora quella è stata un’industria che è servita con quei soldi a comprare ruspe, camion e ad entrare poi nel mondo dell’edilizia sia pubblica che privata e nel boom del traffico di cocaina dato che all’inizio degli anni 90’ cominciava ad esserci in Italia negli anni 90’ una forte e significativa domanda”. La droga, ha spiegato poi Gratteri arriva nel continente attraverso i porti di “Gioia Tauro, Genova, Livorno e Venezia” per l’Italia, mentre “in nord Europa” attraverso “Amsterdam, Rotterdam e Anversa”. “Si fa arrivare la cocaina nel porto dove c’è maggiore disponibilità per poter poi sdoganare questa cocaina. E’ ovvio che all’interno del porto ci deve essere sempre una base di persone che possono essere delle Forze dell’Ordine o dipendenti del porto che aiutano e che collaborano per far uscire la cocaina dal porto. Che è la parte più delicata e più difficile da fare”. Gratteri ha sottolineato che negli anni 70’ è stata istituita la ‘Santa’ (la prima dote della Società Maggiore) con la quale allo ‘ndranghetista è stata conferita “la doppia affiliazione” ossia la possibilità “di far parte dalla ‘Ndrangheta e della massoneria deviata. E ha consentito il contatto diretto all’interno della loggia massonica deviata con il mondo delle professioni, con la politica e addirittura con le forze dell’Ordine. Addirittura qualche collega ha detto che c’era anche qualche magistrato all’orecchio del gran maestro, cioè che partecipava alle riunioni incappucciato. E questo vuol dire un grande salto di qualità della ‘Ndrangheta che è stata sottovalutata per quarant’anni perché per quarant’anni, fino alla sentenza ‘Crimine’, abbiamo sempre sentito parlare di una ‘Ndrangheta di rozzi pastori che facevano estorsioni, usura, che erano al massimo dei sequestratori di persona quando in realtà già interagivano con il potere”.

'Ndrangheta a stelle e strisce
Alla presentazione del libro era presente anche il professore Antonino Nicaso, il quale raggiunto dai nostri microfoni ha parlato del lato ‘americano’ della ’Ndrangheta che, al contrario di Cosa Nostra, non ha mai goduto di ampio spazio nelle pagine di cronaca.
Intanto con Maria Barillà e Vittorio Amedeo ho scritto un libro ‘Quando la ‘Ndrangheta scoprì l’America’ in cui raccontiamo il primo insediamento della ‘Ndrangheta negli Stati Uniti che avvenne nel 1880. Si inventano” - ha continuato Nicaso - delle case pensioni, le cosiddette Boarding House e svolsero il ruolo di banchisti, cioè raccoglievano le rimesse e facevano da banca, perché gli immigrati non si fidavano delle banche e non parlavano l’inglese e poi hanno avuto delle relazioni anche con esponenti politici. Per esempio con gli esponenti delle Tammany hall, che era la potente macchina politico-clientelare ed elettorale del partito democratico. L’idea era di ottenere delle licenze per gestire delle taverne e in cambio offrivano voti, quindi sostegno elettorale, ma soprattutto manodopera a basso costo nell’ambito del cosiddetto ‘padrone system’ che era un reclutamento della manodopera italiana in Italia e l’offerta appunto a imprenditori che volevano minimizzare i costi di produzione”.
Inoltre dopo aver scalato le vette del potere, la mafia calabrese si è globalizzata “nel senso che la troviamo in quasi cinque continenti e in una quarantina di Paesi - ha detto Nicaso - ed è una mafia ricca che però ha un legame con la madrepatria. Io spesso uso questa metafora con la camera di commercio che autorizza l’apertura delle filiali in giro per il mondo ma è un legame che non si spezza dal punto di vista operativo perché i locali poi sono indipendenti e autonomi sul territorio di insediamento quanto su un piano quasi dire affettivo, legato ad un continuo scambio di informazioni. Per esempio sono tenuti a presentare e quindi ad informare i nominativi dei nuovi affiliati e sulle promozioni, quindi un modo per tenersi legati. Anche perché i locali devono essere autorizzati dal ‘crimine’ della ‘Ndrangheta. Quelli che non sono autorizzati sono locali bastardi che non hanno l’imprimatur. Ed è un modo per creare questa sorta di franchising criminale” con lo “stesso modello, lo stesso rituale e a volte le stesse strategie” ma “sempre riconducibile alla madrepatria”.
(Prima pubblicazione: 13 Dicembre 2021)

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