Il 17 e il 22 dicembre saranno sentiti il giornalista Giovanni Vignali e l'ufficiale dell'Arma, Francesco De Lellis
"Nel 2010 sono stata male e ho avuto una crisi di coscienza dopo un percorso spirituale. In quel momento mi vennero i dubbi, perché Paolo arrivò tardi a Rimini e in auto accese la radio e disse 'vediamo che è successo', poi mi guardò con occhi non sinceri". Sono state queste le parole di Maurizia Bonini, ex moglie di Paolo Bellini, imputato in Corte d'Assise a Bologna per concorso nella Strage del 2 agosto 1980.
Nuovamente in aula dal 21 luglio, la donna ha confermato quanto aveva già detto in quell'occasione sugli spostamenti dell'ex marito la mattina dell'attentato. Rispondendo alle domande del presidente della Corte, Francesco Caruso, Bonini ha ribadito di aver mentito agli inquirenti nel 1983, fornendo al tempo un alibi a Bellini, dicendo che l'ex marito quella mattina era passato a prenderla a Rimini alle 9-9.30 per poi ripartire verso il passo del Tonale. L'imputato, sostiene ora la donna, sarebbe infatti arrivato a Rimini intorno alle 13, ossia ad un orario compatibile con la sua eventuale presenza a Bologna all'ora della strage.
Bonini, inoltre, sulle sue dichiarazioni rese nel 1983 ha affermato nuovamente di essere stata imbeccata dal suocero Aldo Bellini il quale le avrebbe detto “di dire di stare al sicuro sull'orario, perché c'erano stati articoli di giornale che dicevano che Paolo era stato a Bologna".
La donna ha poi bollato come "una calunnia" quanto detto in aula dall'ex marito in merito a una presunta relazione tra lei e il cognato Guido Bellini nella seconda metà degli anni '70, e ha dichiarato infine che non le risulta che Bellini abbia passato la notte tra l'1 e il 2 agosto 1980 in ospedale a Parma, dove era ricoverato lo stesso Guido.
Su quest'ultima circostanza è stata poi sentita anche Marina Bonini, vedova di Guido Bellini -anche lei già sentita il 21 luglio - che a sua volta afferma di non aver mai saputo che l'imputato, quella notte, fosse in ospedale accanto al fratello: "Non so - ha detto - se Paolo è andato in ospedale quella notte. Guido non mi disse nulla, e comunque io non l'ho visto". Marina Bonini conferma, invece, di aver consegnato la figlia Daniela a Bellini verso le 6.30 del 2 agosto a Scandiano, da dove i due avrebbero dovuto raggiungere il resto della famiglia a Rimini.
La donna aggiunge però che la figlia "non mi parlò mai di quel viaggio, io non sapevo che fossero arrivati tardi all'appuntamento". Resta, quindi, il dubbio su dove Bellini, nel caso fosse uno degli esecutori della Strage, possa aver lasciato la nipote a Bologna prima di ripartire con lei per Rimini. I legali dell'imputato avrebbero voluto due distinti confronti tra le due testimoni e Bellini, richieste però respinte dalla Corte. Infine è stato sentito anche Michele Bonini, fratello di Maurizia, il quale ha ribadito che la mattina del 2 agosto sua madre, dopo aver accompagnato a Rimini, all'appuntamento con Bellini, Maurizia e i suoi due figli, era rientrato tardi in albergo a Torre Pedrera, circa dopo le 13.30. Una dichiarazione, quest'ultima, che sostanzialmente conferma quanto sostenuto dall'ex moglie dell'imputato.
Nuovi testimoni al processo
Nelle prossime udienze, in programma il 17 e il 22 dicembre, saranno infatti sentiti in Corte d'Assise il giornalista Giovanni Vignali e l'ufficiale del Ros dei Carabinieri, Francesco De Lellis. Vignali, autore del libro 'L'uomo nero e le stragi', incentrato sulla figura di Bellini, sarà sentito sulle fonti utilizzate per la stesura del volume. De Lellis, la cui testimonianza è stata chiesta dai legali di parte civile, dovrà invece parlare delle indagini svolte a metà degli anni 2000 su Gennaro Mokbel, imprenditore legato ad ambienti di estrema destra. In un'intercettazione ambientale, infatti, Mokbel aveva affermato di aver pagato per far uscire dal carcere Francesca Mambro e Valerio Fioravanti (ricostruzione che Fioravanti ha sempre smentito), e già in una precedente udienza gli stessi legali di parte civile hanno sottolineato "i rapporti diretti" tra i due esponenti dei Nar - condannati in via definitiva come esecutori della strage alla stazione di Bologna - la moglie di Mokbel e lo stesso imprenditore per il progetto politico Alleanza federalista. La testimonianza di De Lellis, afferma l'avvocato Andrea Speranzoni, servirebbe a rafforzare la tesi secondo cui i Nar non erano un gruppo spontaneista, ma hanno invece avuto continui rapporti, nel corso degli anni, "con certi contesti di potere".
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