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Secondo gli inquirenti si tratterebbe di un piccolo club esclusivo, che “influiva e tentava di influire sui vertici dei vari enti pubblici o privati affinché garantissero posti di lavoro o altre agevolazioni ai partecipanti all’associazione segreta o loro prossimi congiunti” con l’obbiettivo di “acquisire informazioni riservate e influire sull’esercizio delle funzioni pubbliche rivestite dalle personalità vicine ai membri dell’associazione e - in tal modo - collocare persone ritenute vicine al gruppo in posizioni di rilievo in enti pubblici locali e in apparati dei Comuni siciliani e della Regione Sicilia”.
E' iniziato stamattina al Tribunale di Trapani il processo sui 'fratelli' di Castelvetrano (atto di accusa dei pm di Trapani procuratore capo Gabriele Paci, aggiunto Maurizio Agnello, sostituti procuratori Sara Morri e Francesca Urbani) il paese d'origine del super latitante Matteo Messina Denaro, per aver violato la Legge Anselmi, lucrando sulle false pensioni di invalidità ai fini politici. I 18 imputati sono accusati, a vario titolo, di corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione del segreto d'ufficio, favoreggiamento personale, abuso d'ufficio ed associazione a delinquere. Il collegio giudicante per uno strano intreccio degli eventi sarà presieduto dal giudice Franco Messina, che nei primi anni novanta ha rappresentato la pubblica accusa nel celebre processo sulla loggia Iside 2, scovata all’interno del Circolo Scontrino. L'udienza di oggi è stata breve, durante la quale alcuni dei legali dei 18 imputati hanno chiesto nuovamente il riconoscimento dell'incompetenza territoriale dei giudici di Trapani, invocando il trasferimento degli atti al Tribunale di Palermo. All'indomani del blitz "Artemisia" del marzo 2019 il Riesame aveva accolto le richieste dei legali, fino alla decisione in sezioni unite della Cassazione, che aveva riconosciuto la competenza del Tribunale di Trapani. Oggi la richiesta è stata avanzata anche dal legale di Giovanni Lo Sciuto, ex deputato dell'Assemblea regionale siciliana, principale imputato e accusato "quale socio promotore e occulto della loggia" di aver "costituito, organizzato e diretto l'associazione e, allo scopo di gestirne l'attività e realizzarne gli scopi, sviluppando una fitta rete di conoscenze nei settori della politica, delle forze dell'ordine, dei professionisti, dell'imprenditoria e della dirigenza pubblica". Lo Sciuto, già componente della commissione regionale Antimafia, era stato intercettato dai carabinieri di Trapani e si vantava del suo rapporto con il latitante Matteo Messina Denaro: “Quando eravamo ragazzini ci volevamo bene, poi lui ha fatto la sua strada... minchia, come mi tratta”. I pm di Trapani ritengono che quella di Lo Sciuto era una loggia anomala: “L’associazione segreta, di cui Lo Sciuto sembra essere la proiezione esterna ai più alti livelli istituzionali, è un’associazione che non evidenzia i rituali massonici classici, di cui non esistono documenti, ma al tempo stesso sono state acquisite evidenze circa il funzionamento e l’operatività dell’associazione stessa”. Di che tipo di funzionamento si trattasse lo svelano alcune intercettazioni telefoniche, pubblicate nei mesi scorsi dal mensile Fq MilleniuM. Nel 2016, ad esempio, il politico venne avvisato da un massone dell’esistenza di un’indagine top secret sui legami tra mafia e massoneria. “Ci sono 23 avvisi di garanzia per la massoneria, c’è pure tuo fratello”, gli aveva rivelato un dentista massone, spiegando che il blitz degli inquirenti poteva essere imminente: “I giudici lo sai perché non lo fanno? Perché sono tutti massoni”. Quell’inchiesta esisteva davvero ed era coordinata dalla Dda di Palermo e dal procuratore aggiunto Teresa Principato che dava la caccia a Messina Denaro, ma è stata archiviata in gran silenzio. L’indagine parallela dei pm di Trapani invece è adesso a giudizio.
L’inchiesta aveva coinvolto anche gli alfaniani: l’allora capo gabinetto della segreteria del ministro, Giovannantonio Macchiarola, e l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio. Le loro posizioni sono state stralciate e trasmesse per competenza territoriale rispettivamente alla Procura di Roma e a quella di Palermo. A processo anche l'ex presidente dell'ente di formazione professionale Anfe, Paolo Genco, e il medico Rosario Orlando, operativo nella commissione invalidità civili dell'Inps, attraverso il quale secondo gli investigatori, il gruppo di Lo Sciuto otteneva false pensioni in cambio del sostegno elettorale.  La violazione della Legge Anselmi, viene contestata anche all'ex consigliere comunale Giuseppe Berlino, all’ex sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, al candidato successore, Luciano Perricone, all’ex vicesindaco Vincenzo Chiofalo, al commercialista Gaspare Magro e al poliziotto Salvatore Passanante, per tanti anni in servizio a Castelvetrano ed interfaccia della Dda di Palermo, anche per le ricerche del latitante Messina Denaro.
Inoltre il gup Samuele Corso nel frattempo ha condannato a 4 anni di carcere (rito abbreviato) il medico Francesco Messina Denaro, legato da una lontana parentela con il ricercato di Castelvetrano, e procuratore speciale della Diaverum, ditta sanitaria che avrebbe ricevuto l’aiuto del deputato Lo Sciuto per ottenere “l’approvazione di un progetto relativo al settore della condizione e gestione di laboratori di analisi, case di cura e strutture cliniche”. Nel corso dell’udienza preliminare, tuttavia, i legali hanno picconato principalmente l’accusa di violazione della Legge Anselmi, riconosciuta però dal gup che ha disposto il rinvio a giudizio.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

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