Il procuratore di Messina al convegno antimafia organizzati dall’università
Al convegno "Mafie tra continuità e mutamento: analisi, esperienze, narrative”, organizzato dall’Università di Messina si è parlato di nuove strategie di contrasto alle organizzazioni mafiose, delle misure di repressione e quelle di prevenzione nonché le interdittive prefettizie. Tra i vari ospiti (docenti, esperti, magistrati, giornalisti, studiosi provenienti da universita' italiane ed estere) per parlare di mafie, in relazione ai processi di trasformazione e agli elementi di continuità che le caratterizzano, c’è stato anche il procuratore di Messina Maurizio De Lucia, che ha parlato degli strumenti di contrasto alla Mafia, che si basano su quattro pilastri, che ritiene devono essere conservati: "Nel 1992 molti componenti della cupola di Cosa Nostra erano già stati condannati all'ergastolo ma erano liberi, il primo pilastro è stato investire nella ricerca e nella cattura dei latitanti”, ha ricordato il procuratore. “Infatti - ha continuato - tutti i componenti della commissione di allora, tranne uno, sono stati condannati e rintracciati e per essi applicato il 41 bis che è il secondo pilastro".
Gli altri due pilastri sono l'aggressione ai patrimoni mafiosi e la continuità della risposta repressiva dello Stato. Secondo il procuratore questi strumenti non andrebbero modificati: "Questo quadro a mio giudizio non può che essere conservato", ha detto il procuratore, "tendenzialmente non sono un conservatore, ma quando si parla di politiche di repressione del contrasto alla Mafia divento fortemente conservatore perché sono state poste in essere azioni corrette attraverso strumenti legislativi che possono essere affinati, ma sostanzialmente non devono essere toccati, non deve essere toccato lo strumento del 41 bis e non deve essere toccato il cosiddetto ergastolo ostativo, tema molto delicato e di dibattito politico in questo momento, anche perché la Corte Costituzionale dà un termine al Parlamento per intervenire su questa disciplina". Sempre nel corso del convegno a Messina la prefetta Cosima Di Stani ha parlato dell'esperienza della prefettura di Messina con i protocolli per contrastare il fenomeno delle truffe all'Agea al centro di un processo in corso. II prefetto ha poi sottolineato l'esigenza di mantenere alta l'attenzione su tutti gli appalti: "Dobbiamo rafforzare l'azione di contrasto badando tanto agli appalti grandi quanto a quelli meno rilevanti ma altrettanto appetibili dalle mafie". Il convegno rientra nell'ambito del progetto di ricerca MessCa: "Mafia-type organised crime in the Province of Messina" di cui è responsabile scientifico la ricercatrice Rossella Merlino sotto la supervisione del professore Luigi Chiara presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell'Università di Messina. Il progetto è finanziato della European Research Executive Agency della Commissione europea.