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Il Clan dei Casamonica è mafia. Lo hanno deciso i giudici della Decima sezione penale del tribunale di Roma con la sentenza emessa a carico di alcuni tra i 44 imputati nel maxi-processo ai membri del clan che conferma l'impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia della Capitale, rappresentata dai pm Giovanni Musarò e Stefano Luciani, presenti in aula.
Tra gli avvocati Giosuè NasoIppolita Naso e Mario Girardi, che difendono i vertici dei Casamonica i quali  erano collegati in videoconferenza dagli istituti di pena dove sono reclusi. Alla sbarra anche imprenditori, un maresciallo della guardia di finanza e complici. La sentenza è arrivata dopo una camera di consiglio di circa 7 ore. Le accuse nei confronti dei 44 vanno, a vario titolo, dall'associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, all'usura e alla detenzione illegale di armi. L’accusa aveva chiesto complessivamente oltre 600 anni di carcere. Salvatore Casamonica è stato condannato a 25 anni di carcere, Giuseppe Casamonica a 20 anni, Domenico Casamonica a 30 anni. Per Guerino Casamonica 16 anni e sette mesi. Enrico Casamonica 15 anni, Luciano Casamonica 12, Massimiliano Casamonica 19 anni. Finora l’associazione mafiosa a Roma è stata riconosciuta solo per il clan Spada, attivo a Ostia. Per la celebre inchiesta contro Salvatore Buzzi e Massimo Carminati la tesi è stata invece respinta dalla Cassazione. Questo verdetto è fondamentale perché andrà a condizionare altri pronunciamenti, nuove indagini e processi già istruiti.

Le feste di Giuseppe Casamonica
Tra i 14 imputati per i quali è stata chiesta la condanna per mafia, c’è anche Giuseppe Casamonica, detto ‘bitalo’, attualmente detenuto al 41 bis. Quando è stato arrestato, nel 2019, nel feudo del clan in vicolo di Porta Furba, aveva un rolex al polso, l’unica cosa di cui gli importava mentre lo portavano in carcere dopo anni di impunità. Nel 2017, il tribunale di sorveglianza lo aveva mandato in comunità trattandolo alla stregua di un tossicodipendente e solo due anni più tardi viene arrestato e indicato come boss di vertice della famiglia criminale. Giuseppe Camonica aveva rilasciato durante il processo delle dichiarazioni spontanee: “Io lavoravo in quel locale (Smart club) occupandomi della sicurezza - ha raccontato Giuseppe Casamonica - ero stato scelto dai gestori. Vucinic, all’epoca giocatore di serie A, festeggiò il suo compleanno con Totti,De Rossi e tutta la squadra della Roma. Spese 5.900 euro di champagne”. E poi ancora, “io conoscevo non solo Tamara Pisnoli, all’epoca moglie di De Rossi, con cui ho avuto un rapporto sentimentale nel 2008. Avevo amicizia con altre ragazze, mogli dei calciatori, con una valletta dell’Eredità, amici maschi che sono nel mondo dello sport e dello spettacolo”. Un racconto che chiarisce quanto i Casamonica abbiano avuto rapporti sia con il mondo di sotto che con quello di sopra. Da sempre i Casamonica si dicono vittima di un pregiudizio: “A uno che gli contestano che è un boss meglio non dire che ha lavorato. In questo processo c’è troppo pregiudizio nei nostri confronti” aveva detto il boss. Ma oggi una sentenza di primo grado ha confermato l’impianto accusatorio della procura.


L’unica vittima che ha denunciato
Nessuno aveva mai denunciato il clan dei Casamonica. L’unico a farlo è stato Ernesto Sanità a cui il clan aveva tolto la casa per un presunto debito del figlio, Giovanni, morto anni fa in una misteriosa rissa. Sanità purtroppo è morto nell’aprile dello scorso anno e non ha fatto in tempo a vedere un po’ di giustizia.
Sanità ha denunciato tutto alla polizia e si è rivolto all’Ater, la società pubblica che gestisce le case popolari, per cacciare i Casamonica. È andato perfino a riprendersi casa da solo, ma i membri del clan dopo averlo minacciato di morte hanno occupato di nuovo l’immobile trasformandolo nella loro alcova. Non voleva fare l’eroe, ma solo tornare ad abitare nella casa popolare di cui era legittimo assegnatario.
Tuttavia la sua denuncia è caduta nel vuoto e anni dopo ha raccontato tutto ai carabinieri. Dopo un decennio e dopo la retata delle forze dell’ordine contro i suoi estorsori, è rientrato nella sua casa nel 2018, due anni prima di morire.
Un cittadino italiano per di più abitante della capitale si è ritrovato a dormire per strada perché un clan prepotente incuteva terrore alle persone, le sfrattava dalle loro case, succhiava i pochi soldi rimasti alle vittime del loro giro di usura e sopratutto perché le denunce venivano ignorate. “Io non ho niente contro i Casamonica, ma quando sono entrati nella mia vita non ho abbassato la testa perché io non dovevo pagare le colpe di mio figlio” aveva detto Sanità, uomo che non aveva paura, neanche dei Casamonica.

In foto: blitz della polizia nella villa dei Casamonica © Imagoeconomica

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