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Il procuratore capo: "Per alcuni la procura di Milano deve finire perché rappresenta un'anomalia"

Francesco Greco, procuratore capo di Milano rompe il silenzio dopo mesi e dice finalmente la sua sul caso Storari-Davigo e sul "dossieraggio" dei verbali dell'ex legale esterno di Eni Piero Amara - indagato e arrestato da più procure e già condannato per corruzione in atti giudiziari, spediti ad alcune testate tra cui il Fatto Quotidiano - venuto alla luce grazie ad una denuncia del consigliere togato del CSM Nino Di Matteo. Ciò che sta andando in scena a Milano è uno vero e proprio scontro, i cui protagonisti (Storari, Greco e Davigo) sono tutti magistrati perbene e di grande esperienza. Ma ognuno ha dato una versione differente su ciò che è accaduto intorno a quei verbali, arrivati anche nelle redazioni di due quotidiani, Il Fatto e Repubblica. Con un ‘intervista di Milena Gabanelli pubblicata sul Corriere della Sera il pm Greco ha rotto il silenzio rilasciando anche importanti dichiarazioni.

Le pressioni interne ed esterne alla Procura di Milano
"La Procura di Milano rappresenta da decenni un’anomalia, per la capacità di svolgere un ruolo cruciale e sempre innovativo sia sul fronte della legalità politica ed economica nazionale e internazionale, che nei fenomeni criminali che accompagnano il costume sociale. Qui non è nata solo Mani Pulite, qui sono nate le indagini sui nuovi caporali digitali e sul trattamento dei riders, sull’evasione fiscale delle big-tech, sul riciclaggio delle banche internazionali, sulla corruzione internazionale, la tutela dei consumatori dalle truffe delle grandi multiutilities, è stata costante l’attenzione nei confronti della Mafia imprenditrice, dei soggetti deboli e della salute sui luoghi di lavoro. Per alcuni questa anomalia deve finire". Sono state queste le parole del pm milanese Greco che senza mezze misure ha detto che ci sono in campo delle forze che vogliono porre fine all'anomalia che rappresenta la procura di Milano, sottolineando che "il desiderio di avere le mani libere ha accompagnato da sempre parte delle classi dirigenti politiche ed economiche del paese. Saverio Borrelli, consapevole di questa situazione, ci chiese di resistere, cioè di continuare a fare il nostro dovere con responsabilità ma senza compromessi. Controllare la legalità del potere richiede una 'tenuta' psicologica che nel tempo logora, e infatti molti magistrati sono diventati insofferenti agli attacchi continui, e certi processi preferiscono evitarli. Ogni volta, c’è sempre qualcuno che dice 'bisogna voltare pagina'. È successo in tutti i grandi uffici, ed ora qui, in occasione del mio pensionamento. Tuttavia sono certo che questa Procura non cambierà pelle... almeno me lo auguro".

Le condotte di Paolo Storari e Piercamillo Davigo
Va precisato che Storari - magistrato presso la procura di Milano - secondo il CSM non ha tenuto comportamenti scorretti in merito alla presunta inerzia nelle indagini sulle dichiarazioni di Amara perché avrebbe chiesto semplicemente consiglio all'ex consigliere del CSM Piercamillo Davigo su come comportarsi esprimendo preoccupazione "sulle modalità di gestione del procedimento” relativo ai verbali “in presenza di una chiara divergenza di vedute”. Inoltre non avrebbe rivolto l’accusa di inerzia nei confronti dei capi, ossia di Greco.
Tuttavia per il procuratore capo di Milano le condotte di Storari sono state estremamente gravi, così come quelle di Davigo: "Tutti eravamo preoccupati, anche di capire il senso della collaborazione di Amara, ma aver fatto uscire dal perimetro del segreto investigativo dei verbali secretati è un atto irresponsabile, tanto più per un magistrato inquirente, e ha pregiudicato le indagini. Mentre ancora c’è nebbia sul dove, quando e perché Storari e Davigo si siano scambiati sottobanco i verbali, una cosa è sicura: l’uscita era nell’interesse di Davigo che non si è preoccupato assolutamente della sorte del procedimento e quando ha lasciato il Csm quei verbali li ha abbandonati. Fatto imbarazzante".
In un articolo pubblicato in data odierna sul Fatto Quotidiano si legge che l’ex magistrato Piercamillo Davigo ha intenzione di querelare il procuratore capo di Milano per le affermazioni suddette.
Tornando all’intervista, dopo l’episodio di scambio dei verbali, sono seguiti gli attacchi, Storari a Brescia aveva accusato il procuratore milanese di voler rallentare le indagini, cosa categoricamente smentita da Greco, il quale ha detto che "la versione di Storari contrasta con la ricostruzione storica dei fatti, che ho documentalmente provato. Nessun sollecito, nessun contrasto, nessuna inerzia è emersa perché non c’è mai stata. Anzi faccio notare che è stato il sottoscritto a sbrogliare la questione delle iscrizioni imponendo quella di Amara e dei suoi sodali per Ungheria, mentre Storari le aveva volontariamente omesse. Infine, quando ha proposto un cronoprogramma investigativo, lo ha potuto eseguire con la collega Pedio senza alcun limite".
Greco critica anche il modo di agire che ha avuto Storari, poiché, ha sempre agito "senza un protocollo" lasciando la possibilità di "variare la doglianza a seconda del bisogno". "Il consigliere del Csm può diffamare, così come è successo, senza che ci sia la possibilità di una replica dell’interessato. La consegna clandestina infatti ha consentito di costruire una narrazione totalmente priva di riscontri, poi crollata come un castello di sabbia. Quando i magistrati violano le regole che agli altri si impone di rispettare, è un fatto gravissimo e pericoloso" - ha detto Greco.
Storari era stato anche incaricato da Greco di indagare su chi avesse fatto arrivare quei verbali ai giornalisti, ma lui si era astenuto perché non pensava che fossero gli stessi che aveva dato a Davigo. A questo proposito Il procuratore di Milano ha dato una risposta inedita: "Penso che sia la Procura Generale che il Csm non avessero la lettera anonima (agli atti delle Procure di Roma e Brescia) che accompagnava la seconda consegna dei verbali al Fatto, e che non lasciava dubbi sulla loro provenienza, riportando nel dettaglio tutti i colloqui avuti da Davigo con soggetti istituzionali e con diversi colleghi, nonché l’indicazione precisa che provenivano dalla Procura di Milano. Anch’io dell’esistenza di questa lettera, detenuta in originale unicamente da Storari, ne sono venuto a conoscenza solo recentemente. Inoltre, trattandosi di stampe di file word, potevano essere usciti solo dai nostri uffici, tant’è che, ipotizzando un hackeraggio, disposi accertamenti tecnici che non vennero eseguiti. Infine quando abbiamo intercettato la segretaria di Davigo, Storari che a quel punto non aveva più scuse, ha acconsentito che si facessero le intercettazioni per un reato che sapeva non essere mai stato commesso: accesso abusivo a sistema informatico".
Secondo Greco, se il pm Storari è stato manipolato da qualcuno non è importante; ciò che conta è che "ha tradito anche la fiducia della collega, ha messo in difficoltà tutte le Procure (Roma, Perugia, Catania, Reggio Calabria, Potenza e Firenze) con le quali collaboravamo in coordinamento investigativo... mentre i verbali 'circolavano’ per Roma'".

I meriti non riconosciuti alla Procura di Milano
I risultati non sembrano aver inciso molto sulla valutazione che il CSM ha dato al modello organizzativo che la procura di Milano ha ricevuto dal procuratore capo il quale ha detto che, oltre alla valutazione negativa, il CSM ha "affermato che non avevo analizzato la realtà criminale del territorio dove lavoro da 43 anni! Con la nuova organizzazione abbiamo ridotto, ogni anno, la pendenza di 10.000 procedimenti (anche in periodo Covid), e il modello che abbiamo costruito è in grado di aumentare la produttività pur mantenendo l’elevato standing nei procedimenti specializzati. Ma nelle valutazioni evidentemente i risultai non contano!".
Ma i risultati della gestione Greco si vedono eccome. Sul fronte dei reati fiscali, negli ultimi 3 anni sono stati recuperati ben 5,6 miliardi e nelle grandi banche con sedi in Paesi con segreto bancario o fiscalità privilegiata sono stati individuati circa 200 enti che ospitavano enormi capitali frutto di evasione fiscale. Inoltre c'è stata anche l'inchiesta sui riders con la quale gli investigatori hanno dimostrato che svolgono a tutti gli effetti un lavoro subordinato ed è scattato l’obbligo di assunzione. Le società di servizi che utilizzano lavoratori in nero sono state costrette a rientrare nella legalità, anziché passare dal sequestro che poi le porta al fallimento. E poi ancora la procura milanese ha conseguito un'alta specializzazione nelle rogatorie internazionali le quali vengono gestite da un dipartimento specializzato. Infine il pm ha parlato anche del terzo dipartimento della procura dicendo che “è stato indicato dal Governo all’Ocse come l’unica best practice italiana nel contrasto alla corruzione internazionale".
Tuttavia per Greco, "è difficile essere a proprio agio in un ufficio mantenuto dal ministero e dal Csm costantemente sotto organico sia di magistrati e Vpo (magistrati onorari), che di personale amministrativo. Milano già in partenza ha una pianta organica insufficiente in relazione agli affari e alla popolazione, e ben diversa da quelle di uffici che hanno lo stesso carico di lavoro se non largamente inferiore" ha detto il pm spiegando che "le Istituzioni non hanno mai risposto alle mie richieste ufficiali, né hanno sentito il dovere di sanare, nonostante gli impegni presi, l’improvvisa uscita di sei magistrati verso la Procura Europea. Ad oggi, mancano ben 14 magistrati!".

Foto © Imagoeconomica

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