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Dal 2010 arrestati 22 latitanti di massima pericolosità

Sono 6 in totale i ricercati inseriti nella lista di “massima pericolosità” stilata dal Viminale. In ordine: Matteo Messina Denaro, Giovanni Motisi, Renato Cinquegranella, Raffaele Imperiale, Attilio Cubeddu e Graziano Mesina. I primi due sono 'primule rosse' di cosa nostra e figurano anche nell'elenco dei più ricercati in Europa. Al primo posto c’è il capo mafia di Castelvetrano Messina Denaro, "u siccu", "il magro", letteralmente sparito nel nulla nel '93, l'anno delle bombe a Milano, Firenze e Roma, dopo una vacanza a Forte dei Marmi con i fratelli Graviano: è internazionalmente ricercato per "associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto ed altro". Figlio di Francesco, capo della cosca di Castelvetrano e del relativo mandamento, nell'ultima tranche dei suoi 57 anni ha visto farsi "terra bruciata" intorno a colpi di arresti e sequestri di beni da parte di procure e forze dell’ordine ma continua a restare imprendibile. Questo grazie, secondo il magistrato Maria Teresa Principato, a una rete di protezione di tipo massonica di cui gode il capo mafia. Protagonista di un numero imprecisato di esecuzioni e responsabile delle stragi del 1992 e del 1993, Messina Denaro è stato inserito dalla rivista "Forbes" tra i dieci latitanti più pericolosi del mondo. Da ricordare il progetto di attentato ancora presente contro il magistrato Nino Di Matteo ordinato, secondo il pentito Vito Galatolo, proprio dal padrino di Castelvetrano.

Giovanni Motisi
L’altro boss di Cosa Nostra introvabile è Giovanni Motisi, "u pacchiuni", "il grasso", 59 anni, palermitano doc, secondo nelle gerarchie solo a Messina Denaro, ricercato dal '98 per omicidio, dal 2001 per associazione di tipo mafioso e dal 2002 per strage. Ha l'ergastolo da scontare, il killer di fiducia di Totò Riina, secondo un collaboratore di giustizia presente anche quando si parlò per la prima volta di ammazzare il generale dalla Chiesa. Nel '99, durante la perquisizione della sua villa di Palermo, spunta una fitta corrispondenza tra lui e la moglie Caterina, bigliettini recapitati da 'postini' fidati assieme a vestiti e regali. Ed è dello stesso anno l'ultima 'apparizione' certa in Sicilia di "u pacchiuni", alla festa di compleanno della figlia: nelle foto ritrovate diversi anni dopo risaltano le pareti coperte con lenzuola bianche per non far riconoscere il posto. Da allora, più niente o quasi tanto da alimentare il sospetto - ricorrente nelle grandi latitanze - che Motisi possa essere morto. Un'altra ipotesi è che abbia cercato, e trovato, riparo in Francia: l'esattore del racket Angelo Casano ha raccontato che nel 2002 Motisi 'perse' la reggenza di Pagliarelli a vantaggio di Nino Rotolo e che per un paio d'anni si nascose nell'Agrigentino, 'terra' di Giuseppe Falsone. Boss arrestato nel 2010 dalla Gendarmeria francese a Marsiglia.

Renato Cinquegranella
Le tracce si sono perse anche per il camorrista, classe 1949, Renato Cinquegranella. Di lui non si ha notizie dal 2002. Ricercato per associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi, estorsione ed altro, originariamente legato alla "Nuova Famiglia", storici rivali della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, di lui resta negli archivi una vecchia foto sgranata in bianco e nero. Un volto come tanti, eppure il suo nome compare nelle cronache giudiziarie di due dei delitti che più hanno scosso Napoli: l'omicidio di Giacomo Frattini, alius "Bambulella", soldato della Nco, torturato, ucciso e fatto a pezzi nel gennaio dell'82, e il massacro del capo della Mobile Antonio Ammaturo e del suo autista, Pasquale Paola, 'firmato' nel luglio dello stesso anno dalle Brigate Rosse. L'episodio confermò l'esistenza di un 'patto scellerato' tra le Br e i capi-zona della camorra del centro di Napoli. Dal dicembre 2018 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, finora senza esito.

Raffaele Imperiale
Tra i 6 “most wanted” c’è anche uno dei broker mondiali di droga più grandi: Raffaele Imperiale, 46 anni, originario di Castellammare di Stabia, noto anche come "Rafael Empire", è ricercato per traffico internazionale di stupefacenti dal 2016. Amante del lusso, cinque anni fa all'interno di una sua vecchia casa, in una intercapedine, vennero recuperati due van Gogh rubati in Olanda. Vittima da ragazzo di un tentativo di rapimento al quale riesce misteriosamente a sfuggire, eredita dal fratello maggiore un coffee shop ad Amsterdam e da qui inizia la sua carriera criminale, tessendo pazientemente contatti e alleanze con i narcos sudamericani e con il clan scissionista di Secondigliano Amato-Pagano, che gli consentono di diventare uno dei maggiori fornitori di cocaina delle piazze di spaccio partenopee.
Condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione, 'maniaco' della riservatezza (di lui non esistono praticamente immagini 'pubbliche'), negli ultimi anni avrebbe ulteriormente consolidato la sua 'rete' in Spagna e Brasile: secondo fonti investigative, ha trovato rifugio negli Emirati Arabi dove vivrebbe tra resort a cinque stelle e auto di grossa cilindrata.

Attilio Cubeddu
C’è anche un membro storico dell’Anonima sequestri sarda, Attilio Cubeddu, tra i più ricercati della Criminalpol. Cubeddu nasce ad Arzana, in provincia di Nuoro, nel 1947 e dopo diversi reati commessi da giovanissimo si scopre una vocazione per i rapimenti: partecipa tra gli altri a quelli Rangoni Machiavelli, Bauer e Peruzzi, fino all'arresto del 1984 a Riccione. La condanna a 30 anni sembra spegnere tutte le ambizioni future del sequestratore, ma la sua determinazione e furbizia lo hanno salvato da una vita dietro le sbarre. Dopo aver trascorso i primi anni di detenzione da detenuto modello, infatti, riesce ad ottenere diversi permessi premio: da uno di questi, concessogli nel gennaio del 1997 a Badu e Carros per vedere moglie e figlie, decide di rientrare. E' da quei giorni che diventa praticamente un fantasma. Un fantasma che si materializza solo nei giorni del sequestro Soffiantini, di cui è implacabile carceriere ("il più cattivo di tutti", secondo l'imprenditore bresciano) e che polizia e carabinieri cercano inutilmente ovunque: in Corsica, in Spagna, in Germania, in Sud America e, naturalmente, in Sardegna, dove secondo alcuni avrebbe trascorso gran parte della sua latitanza, protetto da un network di fiancheggiatori. Negli anni si è fatta strada l'ipotesi che in realtà sia morto, ucciso da un complice per una storia di soldi: ma nel dubbio, anche per lui la caccia resta aperta.

Graziano Mesina
Altro sardo doc - di Orgosolo - è Graziano Mesina, per gli amici 'Gratzianeddu', penultimo di undici figli e primatista di evasioni: ventidue, di cui 10 riuscite, alcune in modo romanzesco. Il suo 'esordio' criminale è precocissimo, denunciato a 14 anni per il possesso abusivo di un fucile, e il primo tentato omicidio arriva a 19 anni: ferisce a colpi di pistola, in un bar del suo paese - ma lui si dichiara estraneo - un pastore 'rivale' della sua famiglia guadagnandosi una condanna a 16 anni. Trasferito dal carcere di Nuoro a quello di Sassari per un altro processo, alla stazione di Macomer salta giù dal treno ma viene riacciuffato poco dopo. La fuga è solo rinviata: il 6 settembre scavalca una finestra e scende lungo un tubo dell'acqua dell'ospedale in cui era stato ricoverato e resta per tre mesi nascosto in montagna. E' solo il primo di una lunga serie di dentro e fuori: gira le carceri di mezza Italia e da tutte o quasi in momenti diversi fugge o tenta la fuga. Nel '92, durante il sequestro del piccolo Farouk Kassam, Gratzianeddu veste addirittura i panni del mediatore nel tentativo di trattare la liberazione. Nel 2004, ottenuta la grazia, lascia il carcere di Voghera e torna da uomo libero a Orgosolo dove si reiventa guida turistica ma meno di dieci anni dopo finisce di nuovo in manette, stavolta per droga. Il 2 luglio 2020 i carabinieri bussano alla sua porta per notificargli il verdetto con il quale la Cassazione ha respinto il suo ultimo ricorso ma non lo trovano: Mesina, a 79 anni, è di nuovo irreperibile.

I latitanti catturati
Nel report diffuso dal Viminale e redatto dalla direzione centrale della Criminalpol quale sintesi dell’attività svolta dal Gruppo integrato interforze per la ricerca dei latitanti (Giirl), si comunica che dal 2010 al 2020 sono stati assicurati alla giustizia 22 latitanti di massima pericolosità, di cui 17 arrestati in Italia, e 110 latitanti pericolosi, di cui 69 nel nostro paese. Tra i restanti, localizzati in stati europei ed extraeuropei, spiccano gli arresti nell’ultimo anno di due esponenti di spicco della 'Ndrangheta, Francesco Pelle (scovato in Portogallo lo scorso 29 marzo) e Rocco Morabito (rintracciato in Brasile il 24 maggio), entrambi inseriti nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità ed in attesa di estradizione. Il documento della Criminalpol fornisce un quadro dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata degli ultimi 10 anni mostrando l’attività del Giirl che si sostanzia nella creazione e nell'aggiornamento continuo di un apposito programma di ricerca dei latitanti più pericolosi, vagliando e condividendo le informazioni provenienti dalle singole Forze di polizia. Il Giirl, dal 2010 al 2020, ha provveduto ad inserire negli elenchi, 97 soggetti di cui 9 qualificati di massima pericolosità (5 affiliati alla 'Ndrangheta, 2 alla camorra e 2 alla criminalità pugliese), 88 pericolosi (33 appartenenti alla ‘Ndrangheta, 31 alla camorra, 5 a cosa nostra e 19 responsabili di 'gravi delitti'). Attualmente, nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità sono presenti 6 soggetti: 2 appartenenti a Cosa Nostra (Matteo Messina Denaro e Giovanni Motisi), 2 alla camorra (Renato Cinquegranella e Raffaele Imperiale) e 2 responsabili di 'gravi delitti' (Attilio Cubeddu e Graziano Mesina), ovvero soggetti che, pur non facendo parte di organizzazioni criminali di spicco, sono ricercati in quanto responsabili di delitti di particolare gravità ed efferatezza, tali da essere percepiti come soggetti socialmente pericolosi. Per quanto riguarda, invece, i latitanti pericolosi, l’elenco include, attualmente, 62 soggetti, di cui 18 affiliati alla ‘Ndrangheta, 3 alla camorra, 4 alla criminalità pugliese, 2 a cosa nostra 2 all’area dei sequestri di persona e 33 responsabili di 'gravi delitti'. Ai latitanti di massima pericolosità, il sito web del Ministero dell’Interno dedica un'apposita sezione, pubblicandone le foto e una descrizione del profilo criminale. La finalità di tale iniziativa è duplice: da un lato, far conoscere i soggetti più pericolosi ricercati dallo Stato, dall’altro, stimolare lo “spirito di collaborazione” della collettività con le Forze dell’ordine nello svolgimento dell’attività di ricerca. Tra i latitanti di massima pericolosità arrestati risultano: 10 affiliati alla camorra, 7 alla ‘Ndrangheta, 3 a Cosa Nostra e 2 alla criminalità pugliese. I latitanti pericolosi tratti in arresto sono: 43 appartenenti alla camorra; 34 alla 'Ndrangheta; 24 all’area dei 'gravi delitti'; 8 a Cosa Nostra e 1 alla criminalità pugliese. "È evidente - si legge nel report - che il dato significativo è il numero degli arresti di latitanti della camorra e della 'Ndrangheta, che ammonta, rispettivamente, a 53 per la prima organizzazione criminale e 41 per la seconda".

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