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Ieri mattina, davanti al Tribunale di Bologna (presidente il giudice Francesco Caruso), nell'ambito del nuovo processo sulla strage del 2 agosto 1980, in cui sono morte 85 persone e con oltre 200 feriti, ha testimoniato il maresciallo della pubblica sicurezza (ad oggi Polizia di Stato n.d.r) Salvatore Bocchino, il quale due giorni dopo l'eccidio - il 4 agosto 1980 - ha guidato la squadra che ha perquisito la casa e l’albergo Mucciatella, di proprietà dei Bellini. "Andammo a fare la perquisizione in relazione alla strage - ha detto il maresciallo - perché sapevamo che Aldo Bellini era il padre di un estremista di destra", ovvero Paolo Bellini (in foto), l'ex di Avanguardia Nazionale accusato di concorso nell'attentato.
L'operazione era scattata alle 7 di mattina e un’ora dopo Bocchino è stato chiamato da un poliziotto che si trovava nell'atrio, "ero al piano di sopra e mi chiese di scendere perché c’era un signore che si qualificava come Procuratore" ha detto Bocchino, aggiungendo che al piano di sotto aveva trovato ad aspettarlo l'ex procuratore di Bologna Ugo Sisti con Aldo Bellini. "Mi mostrò il tesserino e mi chiese cosa stavamo facendo. Gli dissi della perquisizione e si complimentò con noi. Poi andò via con Bellini, i due erano in confidenza, si davano del tu". Rispondendo alle domande il maresciallo ha aggiunto che "c'era un’altra persona, ma non la identificammo". E quando l'accusa gli chiede il motivo di tale omissione, ragione per cui vigeva l’ordine che nessuno lasciasse l’albergo senza essere controllato, la risposta di Bocchino è stata questa: "Lei avrebbe identificato uno in compagnia del procuratore?".
Della persona mai identificata, non si è mai saputo niente. "Pensai che la persona che era con lui fosse il suo autista, per questo non lo identificammo. Non verbalizzai la presenza del Procuratore capo, in quel momento pensammo di tenere la cosa riservata, di non farne parola con alcuno. E nemmeno scrissi dell’altra persona" ha detto il poliziotto.
Ma non solo. Sisti, stando al racconto del testimone, aveva aggiunto che "si era fermato da Bellini di ritorno da Milano su suggerimento di un avvocato per stare al fresco". Il legale in questione era Luigi Corradi, nipote dell’ex senatore Msi Franco Mariani, entrambi personaggi che ricorrono spesso nelle carte sugli anni della latitanza del neofascista.
Il teste ha avuto inoltre dei momenti di contraddizione durante la sua deposizione, ad esempio quando i pm gli hanno chiesto la ragione per la quale nel verbale di perquisizione non era stato scritto nulla sulla presenza di Sisti e dell'altra persona; il poliziotto ha iniziato a vacillare spiegando che "anche se nulla era stato scritto, la circostanza era stata riferita sia alla magistratura che al questore con il quale c’era anche stato un confronto".
Il quell’occasione, ha raccontato il poliziotto, "il questore chiese a me, ai miei uomini e al capo della Digos cosa pensavamo della presenza di Sisti alla Mucciatella" e gli abbiamo risposto "che forse il Procuratore era andato da Bellini per le indagini di Bologna, magari a offrire garanzie per il figlio latitante in cambio di informazioni sulla strage". Il nome del Procuratore è finito in una relazione soltanto dopo molto tempo e nel marzo del 1982 la magistratura ha chiesto a Bocchino un rapporto nel quale compare il nome del magistrato e di Aldo Bellini, ma anche in questo caso nessun accenno al terzo uomo. Un fantasma.

Fonte: La Repubblica

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