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Oggi il plenum del Csm ha bocciato il cambio del gip Donatella Banci Buonamici disposto dal presidente del tribunale di Verbania il 7 giugno scorso. E' questo l'esito della delibera della Settima Commissione approvata a maggioranza con 24 voti a favore e l'astensione del laico di Forza Italia, Alessio Lanzi, dopo un lungo dibattito.
"La revoca della assegnazione al gip Banci Buonamici rappresenta un grave vulnus all'organizzazione dell'ufficio idonea ad incidere sull'andamento del processo, dal momento che erano stati già adottati provvedimenti sulla libertà personale". E' questa la posizione, sostenuta in plenum, dai consiglieri togati del Csm Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, nell'ambito del dibattito sulla delibera della Settima Commissione, relativa al decreto dell'ufficio giudiziario di Verbania sul cambio di gip competente sul fascicolo d'indagine, sulla tragedia avvenuta alla funivia del Mottarone. Il 10 giungo scorso i due magistrati avevano già scritto che "della questione venga investita con immediatezza la commissione competente e subito dopo l'assemblea plenaria affinché si intervenga con massima tempestività per valutare la correttezza della decisione adottata e la sua eventuale incidenza sui principi in tema di precostituzione del giudice". Alla loro richiesta si erano uniti anche i membri di Magistratura Indipendente.
La revoca, hanno ricordato i due togati, "è intervenuta dopo che erano stati scarcerati tre indagati e dopo che la stampa esercitava enormi pressioni esterne; ed è intervenuta quando era già pronto il provvedimento che decideva sulla richiesta di incidente probatorio che non potè essere depositato. Deboli appaiono gli argomenti del presidente del tribunale, molto convincenti quelli della dottoressa Banci Buonamici, che risulta avere operato con correttezza e senso di responsabilità e a lei dovrebbe andare il sostegno dell'organo di autogoverno". Secondo Ardita e Di Matteo, "è un errore grave mettere sullo stesso piano tutti i provvedimenti; e il Csm dovrebbe oggi concentrarsi sulla illegittimità della revoca dell'assegnazione al giudice competente e sulle sue conseguenze: questa vicenda ha un'enorme rilevanza, perché la difesa della autonomia del giudice, contro qualsiasi possibile interferenza esterna, rappresenta il compito prioritario dell'autogoverno. In questo quadro la decisione di sollevare il giudice dalla competenza, benché formalmente non risulti rivolta a quello scopo, rischia di trasformarsi in una lesione alla indipendenza del giudice e alla sua immagine" poiché "l'autonomia del giudice è un bene prioritario e irrinunciabile in una democrazia".
Inoltre quelle rilevate da Palazzo dei Marescialli sono violazioni di carattere 'tabellare' e quindi, si legge nella delibera approvata in plenum, di cui è stato relatore il togato di Area Mario Suriano, "la mancata approvazione dei provvedimenti organizzativi non incide sulla validità degli atti procedimentali e processuali compiuti". "In questa sede - si legge il testo delle delibera - ferme le eventuali ulteriori valutazioni di competenza in altre sedi consiliari, si deve unicamente valutare la conformità dei tre provvedimenti citati alla normativa primaria e secondaria. Al riguardo è opportuno preliminarmente ribadire che la mancata approvazione dei provvedimenti organizzativi non incide sulla validità degli atti procedimentali e processuali". La commissione ha in tutto esaminato 3 decreti: il primo che prevedeva l'esonero del giudice Elena Ceriotti per 4 mesi dalle funzioni di gip, poi quello dell'auto assegnazione del fascicolo da parte di Donatella Banci Buonamici, e infine quello con cui il presidente del tribunale di Verbania, Luigi Montefusco, glielo aveva tolto per assegnarlo alla Ceriotti "titolare per tabella del ruolo".

Foto © Imagoeconomica

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