La visita in carcere dopo lo scandalo. Non è da escludere che i cori siano incitamento alla riforma della giustizia
“Fuori, fuori, indulto, indulto”. Li hanno accolti così Mario Draghi e Marta Cartabia, i detenuti di Santa Maria Capua Vetere il giorno in cui il premier e la ministra sono venuti in visita speciale dopo lo scandalo delle violenze e delle torture perpetrate dai poliziotti nei giorni della rivolta della popolazione carceraria a inizio 2020. Un coro durato svariati minuti che ha messo in imbarazzo i due politici e la loro delegazione. “Non siamo qui a celebrare successi ma ad affrontare le conseguenze delle nostre sconfitte”, ha sottolineato Draghi per poi aggiungere che i numeri di sovraffollamento nelle carceri “sono inaccettabili” e rappresentano “il primo e più grave tra tutti i problemi”. “L’Italia - ha ricordato Draghi - è stata condannata due volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per il sovraffollamento carcerario, ci sono quasi 3.000 detenuti in più rispetto ai posti letto disponibili”.
Qualche giornalista presente avrebbe potuto chiedere come intende il governo risolvere questi problemi ma Draghi e la Ministra si sono guardati bene dal rispondere alle domande delegando lo staff di comunicare previamente ai cronisti che non sono ammesse domande: "Non è una conferenza stampa".
Sul tema però la Guardasigilli ha accennato qualcosa dicendo che il Pnrr comprende la costruzione di 8 nuovi padiglioni, uno proprio nel carcere sammaritano, e il suo pacchetto di riforme della giustizia correggerebbe, sostiene, “la misura penale incentrata solo sul carcere”, prevedendo “un uso più razionale delle sanzioni alternative alle pene brevi”. E a proposito di riforma della giustizia, non è da escludere che il coro dei detenuti di Santa Maria Capua Vetere “indulto indulto” sia un incitamento, un plauso quasi, proprio alla riforma appena approvata dal Consiglio dei Ministri che di fatto allargherebbe le maglie della giustizia.
Foto © Imagoeconomica
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