E' stata respinta dal gup di Perugia Piercarlo Frabotta in udienza preliminare la richiesta avanzata dalla difesa di Luca Palamara di dichiarare inutilizzabili le intercettazioni e di disporre una perizia sul server 'di transito' del Trojan installato a Napoli da Rcs, la società che ha fornito ai magistrati gli apparati e i programmi per eseguire le intercettazioni a carico dell'ex presidente dell'Amn.
Alla richiesta della perizia si erano opposti i pm Gemma Miliani e Mario Formisano guidati dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone.
"Il giudice ha confermato la nostra posizione dopo una lunghissima discussione", ha detto il procuratore ma "siamo stati sempre certi che le intercettazioni fossero state fatte in modo corretto".
Nel corso dell'udienza di ieri - avvenuta al Centro Capitini - sono stati sentiti anche gli esperti del Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) della Polizia Postale i quali hanno eseguito gli accertamenti irripetibili su venti file ancora presenti sul server, in riferimento al trojan installato sul telefono dell'ex consigliere del Csm. Questi ultimi sarebbero stati "creati" prima del termine autorizzato per le intercettazioni.
Il paradosso è che sebbene Rcs non avesse riferito nulla alla procura di Perugia per quanto riguarda l'utilizzo del server istallato nella procura di Napoli (oltre a quello romano) nessuna legge è stata violata: la norma prevede infatti che il server debba essere installato all’interno di una procura e, nonostante nessuno ne fosse al corrente, uno dei server in questione era all’interno di un palazzo di giustizia.
La sua esistenza era emersa in seguito alle indagini difensive svolte in sede disciplinare dall’avvocato di Ferri (non indagato a Perugia), Luigi Panella, ma nonostante questi fattori il gup ha stabilito che esistevano comunque le “condizioni di sufficiente protezione quanto al transito sicuro del flusso dal telefono infetto al server finale di destinazione” e che "gli impianti sono stati installati nelle sale server delle procure nel pieno rispetto" dell'articolo 268 del codice di procedura penale, con cui si regola l'esecuzione delle intercettazioni.
Palamara ha commentato la vicenda dicendo che "prendiamo atto della decisione del giudice, ma attendiamo gli esiti degli accertamenti definitivi da parte della procura competente di Firenze" e che "Ricorreremo in ogni caso agli organi competenti sia in Cassazione che eventualmente alla Corte europea". Anche il suo legale, Benedetto Buratti, ha sottolineato che "la lotta per far emergere la verità sul trojan va avanti".
Agli atti restano quindi i colloqui di Palamara, captati nel maggio 2019, compresi quelli relativi alla cena all'hotel Champagne di Roma, quello in cui Palamara, ha discusso con i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri del futuro procuratore di Roma.
Foto © Imagoeconomica
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