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"Mi meraviglio che tanti politici si indignino perché Brusca è uscito di galera, mentre pensano e parlano contro l'ergastolo ostativo. Sono due cose che non si accordano tra loro. L'alternativa sarebbe che Brusca, anche senza collaborare con la giustizia, tra quattro o cinque anni sarebbe stato messo lo stesso fuori di galera e come lui, tanti altri". Sono queste le affermazioni di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo, ucciso da Cosa Nostra nel 1992 nella strage di via D'Amelio, in un'intervista a iNews24.it. "Umanamente la liberazione di un assassino come lui è sicuramente una cosa che ripugna - continua Borsellino - Purtroppo se si accetta di stare in guerra si deve accettare anche cose che possono ripugnare. Bisogna tener presente anche che viene liberato per la legislazione premiale dovuta ai collaboratori di giustizia che fa parte di un pacchetto ideato da Giovanni Falcone proprio per poter avere delle armi per portare avanti questa guerra. Comprende il 41 bis e l’ergastolo ostativo, ed è pensata per spingere i collaboratori di giustizia a diventare tali”.
Il fratello del magistrato ucciso da Cosa Nostra aggiunge: "Per Giovanni Falcone e mio fratello Paolo Borsellino, un collaboratore di giustizia era tale se diceva tutto quello che sapeva. Io ritengo che Giovanni Brusca non abbia detto tutto quello che poteva dire. Il percorso della sua collaborazione è un po’ anomalo, perché bisogna ricordare che all’inizio ha finto di collaborare con la giustizia accusando anche persone delle istituzioni. Ha fatto il falso pentito, poi si è deciso a collaborare, svelare, far processare e mettere in galera tanti altri”. Infine, Borsellino conclude: "Sicuramente, se Falcone e Borsellino fossero vivi, tante cose sarebbero diverse oggi. Gli ultimi trent’anni della nostra storia sarebbero stati diversi. Avrebbero adattato la legislazione ai tempi e all’evolversi della mafia. Ma purtroppo con i se non si costruisce nulla".

Foto © Imagoeconomica

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