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Al processo intanto il pg fa sapere che sarà trattato l'omicidio di Roberto Calvi

Uomo di potere che "faceva una vita dispendiosa", con amicizie politiche importanti e proprietario di un patrimonio economico non indifferente che comprendeva tre appartamenti, un paio di conti correnti a Parigi e a Ginevra, opere d'arte e mobili antichi. E' questa la descrizione dell'ex capo dell'Ufficio Affari riservati del ministero dell'Interno, Federico Umberto D'Amato (morto nel 1996) fornita da Claudio Gallo - suo stretto collaboratore tra 1989 e 1994 - in udienza odierna dinanzi alla Corte titolare del processo sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980 in cui sono imputati Paolo Bellini, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia. Per la Procura generale D'Amato è da considerare uno dei mandanti e organizzatori della strage di Bologna, insieme a Licio Gelli e Umberto Ortolani.
Gallo ha riferito alla Corte di essere entrato in contatto con D'Amato assieme alla sorella (Antonella Gallo, deceduta nel 2008) e di averlo aiutato inizialmente nella sua attività di critico culinario per il settimanale 'L'Espresso'.
La sorella venne poi nominata erede universale dall'ex capo dell'Ufficio Affari Riservati ed ebbe grandi difficoltà "a vendere l'appartamento di D'Amato a Parigi - ha raccontato Gallo - in quanto dovette prima sciogliere la società 'Oggicane', proprietaria dell'abitazione, e solo per questo servirono quattro-cinque anni".
L'abitazione infatti venne ceduta al fratello per essere poi venduta, dichiara il testimone, "per 800.000 euro".
Nel corso della sua testimonianza Gallo ha detto che nel corso degli anni ad un certo punto Antonella andò a vivere assieme a D'Amato, in via Cimarosa a Roma, e che nei cinque anni successivi ebbe modo di vedere che diversi personaggi celebri, tra cui politici, giornalisti e uomini di spettacolo, erano in buoni rapporti con D'Amato e che si recavano a casa sua.
Tra i più rilevanti anche l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, l'allora capo della Polizia Vincenzo Parisi, Vittorio Sgarbi, l'ex ministro Paolo Emilio Taviani, il giornalista Bruno Vespa e anche il regista Federico Fellini.
Quest'ultimo ha affermato Gallo, andò una sera a cena da D'Amato con la moglie Giulietta Masina e gli chiese anche di scrivere la sceneggiatura per un film su Napoli, sceneggiatura che D'Amato poi "in buona parte scrisse", anche se poi il film non fu mai girato.
Durante la sua deposizione l'ex collaboratore ha indicato fra i frequentatori di D'Amato anche un agente della Cia e uno del Mossad, che "veniva in via Cimarosa per la manutenzione delle bambole meccaniche che D'Amato collezionava e di cui andava molto fiero" e che ogni tanto l'ex capo dell'Ufficio Affari riservati si lasciava andare a qualche considerazione sui protagonisti della politica dell'epoca, "una volta ci disse che Licio Gelli era un cretino" ha raccontato Gallo, e in un'altra occasione "mi disse che Giulio Andreotti politicamente aveva fatto delle grandi cavolate, ma era una persona integra", mentre non aveva una buona opinione di Oscar Luigi Scalfaro, il successore di Cossiga alla presidenza della Repubblica.
E poi ancora, D'Amato faceva la rassegna stampa "ogni mattina, dopo un bicchierino di vodka per colazione" per Parisi.
L'udienza si è chiusa con la sola testimonianza di Gallo in quanto la madre dello stesso, Armida Cardinali, e l'ex moglie di D'Amato, Elena Guidi, non si sono presentate inviando dei certificati medici anche se Guidi, osserva il sostituto pg Nicola Proto, "quando l'abbiamo sentita era in splendida forma, e anche molto comunicativa".
Mentre l'ex militante di destra Maurizio Contin, per il quale è stato disposto l'accompagnamento coatto, al momento risulta irreperibile.
Nella prossima udienza, fissata per venerdì prossimo alle 9.30 di mattina, saranno sentiti Aldo Giannuli e Vincenzo Vinciguerra.

Procura generale: "Omicidio Calvi strettamente legato alla strage di Bologna"
La procura Generale ha anticipato che nel corso del processo sulla strage del 2 agosto 1980 sarà trattato l'omicidio del presidente del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi, che, "come abbiamo accertato, è strettamente connesso con la strage, visto che l'attentato fu finanziato con soldi dell'Ambrosiano e c'è la seria e concreta possibilità che Calvi sapesse di questa vicenda". Ad annunciarlo è stato il sostituto pg Nicola Proto. Quest'ultimo durante la produzione di una serie di documenti all'inizio dell'udienza odierna, si è soffermato sulle figure di una serie di personaggi legati all'estrema destra e che, nel periodo in cui Calvi morì a Londra, nel giugno del 1982, si trovavano proprio nella capitale inglese.
Il primo di questi sarebbe stato un estremista di destra, Stefano Orlandini, citato in una delle scorse udienze dal testimone Agostino Vallorani e attenzionato anche dalla procura generale perché il suo nome "compare nell'agenda dell'antiquario Sergio Vaccari, indicato come 'Stefano' e tramite incrocio telefonico si è risaliti a lui perché lo stesso numero risultava contenuto in un verbale di perquisizione nei suoi confronti". Proto ha evidenziato inoltre che Orlandini "fu indagato nel procedimento 1 per la strage" alla stazione di Bologna, venendo perquisito subito dopo l'attentato, mentre Vaccari, che gravitava a Londra e trovava alloggi per i latitanti di estrema destra "potrebbe essere secondo alcune fonti l'ultimo a vedere Calvi prima del suo decesso".
La seconda figura è Gianni Nardi, che era in rapporti con Vaccari e "collegato a Giorgio Di Nunzio (secondo gli investigatori il primo beneficiario dei soldi destinati a finanziare la strage, ndr), e aveva una rete di collegamenti con estremisti di destra, come emerge dalla sua agenda".
Tornando all'omicidio Calvi, Proto ha detto che ha rilevato "una strana confluenza di soggetti a Londra in quei giorni", come "Flavio Carboni, che accompagnò Calvi a Londra e lo sistemò nel residence in cui Vaccari aveva affittato una stanza per altre persone", oppure come il faccendiere Francesco Pazienza e il suo segretario Maurizio Mazzotta. Dai tabulati infatti emerge che tutti e tre, che hanno sempre dichiarato di essersi trovati a Londra nel giugno dell'82 per motivi diversi, hanno contattato Federico Umberto D'Amato. Infine, Proto ha sottolineato le stranezze riguardanti l'immobile di via Gradoli 96 a Roma, che nel 1978 venne utilizzato come covo dalle Brigate rosse, mentre tre anni dopo fu affittato ai Nar.

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