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Regge anche in appello l'accusa nei confronti dei capi e gregari del clan di Resuttana e San Lorenzo coinvolti nell'operazione Talea, eseguita nel dicembre 2017 dai carabinieri.
Ieri, dopo quattro giorni di camera di consiglio, nell'aula bunker del carcere di Pagliarelli, è stata emessa la sentenza dalla prima sezione della Corte d'appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras.
Così è stato condannato il boss Giuseppe Biondino, seppur con pena ridotta di 60 giorni, a 9 anni e 2 mesi. Condanna anche per Sergio Napolitano (pena aumentata di quasi tre anni, a 12 anni, 8 mesi e 20 giorni, perché in questo secondo caso i giudici hanno accolto il ricorso della Procura e della Procura generale di Palermo) e per Maria Angela Di Trapani, moglie del superkiller Salvino Madonia e a sua volta ritenuta a capo della cosca di Resuttana, con una pena confermata a 4 anni.
I giudici hanno anche condannato a 10 anni Giovanni Niosi, ex volontario dei vigili del fuoco, condannato in ordinario a sette anni, martedì sera, per un'altra tranche dello stesso processo. Il collegio, del quale facevano parte anche i consiglieri Mario Conte e Luisa Anna Cattina, ha accolto in parte il ricorso del pg Rita Fulantelli e dei difensori. Rideterminate cosi' le pene per i due pentiti Sergio Macaluso (11 anni, 5 mesi e 10 giorni) e Domenico Mammi (7 anni e 6 mesi). Riduzione di pena per Salvatore Ariolo, a 5 anni, grazie a una parziale assoluzione. Non doversi procedere per Ahmed Glaoui e Bartolomeo Mancuso, manca la querela. E poi le altre riduzioni: Massimiliano Vattiato 8 anni e 2 mesi; Gianluca Galluzzo un anno (e ora questo imputato potra' godere della sospensione condizionale); Giovanni Manitta 3 anni, 6 mesi e 20 giorni; Ignazio Calderone 4 anni; Stefano Casella e Antonino Tumminia 2 anni, 2 mesi e 20 giorni. Pena rideterminata in 10 anni, con la continuazione, per Pietro Salamone. La sentenza di primo grado, emessa col rito abbreviato dal Gup di Palermo Filippo Lo Presti il 31 maggio 2019, e' stata confermata nella misura delle pene, circa un secolo e mezzo. Oltre che per la Di Trapani, pene ribadite anche per Filippo Bonanno, Antonino Catanzaro, Antonino La Barbera, Francesco Paolo Liga, Salvatore Lo Cricchio, Francesco Lo Iacono, Pietro Salsiera, Lorenzo Crivello e Corrado Spataro. Disposti anche risarcimenti in favore delle parti civili, i privati che avevano denunciato il racket delle estorsioni, e le associazioni che li hanno sostenuti.

Foto © Emanuele Di Stefano

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