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Così potrà esserci una nuova luce sui mandanti esterni

E' iniziato ieri mattina davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Bologna (presidente il giudice Francesco Caruso), dopo oltre quarant'anni da una delle stragi più tragiche della storia della Repubblica, il nuovo processo sulla strage del 2 agosto 1980, che fece 85 morti e oltre 200 feriti. Imputati sono l'ex di Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini (in foto), accusato di concorso nell'attentato, l'ex carabiniere Piergiorgio Segatel per depistaggio e Domenico Catracchia, amministratore di alcuni immobili di via Gradoli a Roma usati come rifugio dai Nar, per false informazioni al pubblico ministero al fine di sviare le indagini.
Un processo se si vuole storico nel momento in cui si scaverà a fondo anche su quei mandanti esterni della strage che, ad oggi, sono sempre rimasti solo sullo sfondo.
La Procura generale, infatti, durante le indagini è andata oltre, cercando chi ha ordito quel progetto criminale.
Durante l'iter giudiziario si cercherà di far luce anche sulle responsabilità di quanti vengono indicati dai magistrati come finanziatori, organizzatori e mandanti della strage e sui loro collegamenti con gli ambienti della destra eversiva, dei servizi segreti deviati e della criminalità comune e non.
Inoltre verranno passati in esame, nel corso delle udienze, anche la morte del presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi e quella che fu la funzione dei covi in via Gradoli, usati sia delle Brigate Rosse che dai terroristi di destra.
Ma agli atti vi sono anche contenuti processuali che riguardano la massoneria deviata e membri di elevata caratura istituzionale, a cominciare da Licio Gelli, venerabile maestro della P2, ed il suo braccio destro, Umberto Ortolani, per poi passare anche all'ex capo dell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato e a Mario Tedeschi, direttore de "Il Borghese" ed ex senatore dell’Msi.
I testimoni che potrebbero essere accolti dalla Corte sono oltre duecento (le parti civili hanno chiesto di sentire duecentoquattordici testi, centottantaquattro quelli indicati dall'accusa). Tuttavia per saper con esattezza le decisioni del collegio giudicante bisognerà attendere il prossimo 26 aprile (data della prossima udienza), dopo il quale si aprirà la fase dibattimentale con un ritmo serrato di due udienze a settimana (mercoledì e venerdì) che andranno in onda, come disposto dal presidente Caruso, sul canale You Tube del Tribunale di Bologna.

La tesi dell'accusa
La strage di Bologna, secondo la tesi dell'accusa avanzata dalla Procura Generale - e sostenuta dai pm Alberto Candi, Nicola Proto e Umberto Palma - è stata finanziata dalla loggia massonica deviata P2 ed eseguita dai militanti della destra neofascista eversiva non solo identificabile nel gruppo dei N.a.r "ma anche da Terza Posizione, e Avanguardia Nazionale, diretta da Stefano Delle Chiaie e di cui aveva fatto parte Paolo Bellini", ha sottolineato il Procuratore Generale, aggiungendo che, "Delle Chiaie era manovrato a sua volta da Federico Umberto D'Amato un servitore dello stato molto infedele, perché abbiamo scoperto i soldi che ha preso in nero da Gelli" i quali sono serviti a finanziare la strage "compiuta da elementi di estrema destra manovrati dai servizi segreti deviati".


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Stefano Delle Chiaie


Gli imputati
L'imputato principale del processo è Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale ora accusato di concorso nell'attentato e considerato dalla Procura generale come il quinto attentatore presente in stazione.
Appena varcate le porte dell'aula ha voluto dare prova della sua irriverenza dichiarando ai microfoni dell'emittente Trc - Telemodena di essere un perseguitato della giustizia "come Sacco e Vanzetti" ma alla sua provocazione ha risposto con fermezza Paolo Bolognesi dicendo che "anche Mambro, Fioravanti e Ciavardini hanno detto che erano tutti vittime della Strage. Gli è andata male: hanno preso l'ergastolo. Dovrebbe stare attento Bellini a fare queste dichiarazioni perché portano sfortuna".
Oltretutto i legali di Bellini, gli avvocati Manfredo Fiormonti e Antonio Capitella, hanno già chiesto una perizia immediata, alla quale si è poi opposta la Procura Generale, nei riguardi di un video amatoriale girato nella stazione di Bologna da un turista la mattina del 2 agosto 1980, in cui, secondo l'accusa, appare un uomo che sembrerebbe essere Paolo Bellini.
Alla sbarra oltre che la "Primula Nera" romagnola, vi è anche Piergiorgio Segatel, ex carabiniere, con l'accusa di depistaggio e Domenico Catracchia, amministratore di alcuni immobili di via Gradoli a Roma, per aver fornito informazioni false al Pubblico Ministero.
Inoltre altri testimoni potrebbero inserirsi nel corso del processo come ad esempio Massimo Carminati, di recente condannato a 10 anni nell'appello-bis di Mafia Capitale e ritenuto elemento cerniera tra l'estrema destra e la banda della Magliana. Oppure anche Maurizio Abbatino uno dei boss della stessa banda della Magliana poi diventato successivamente collaboratore di giustizia. Infatti il legale di parte civile Roberto Nasci ha spiegato che la sua testimonianza potrebbe aiutare a far luce non solo sui legami tra criminalità romana ed estrema destra, ma anche sulle vicende relative a Calvi e al Banco Ambrosiano tenendo conto del fatto che fu proprio un componente della banda della Magliana, Danilo Abbruciati, a cercare di uccidere il vice di Calvi, Roberto Rosone. E che, rimanendo sempre nell'ambito del Banco Ambrosiano, ha spiegato l'avvocato, andrebbe sentito anche il figlio di Calvi poiché secondo l'accusa fu proprio dal Banco che Licio Gelli avrebbe sottratto i soldi con cui finanziare la strage.

Prossima udienza forse si sentirà l'ex R.o.s Mario Mori
Come prime azioni processuali, oltre quella avanzata dalla difesa di Bellini, è stata chiesta anche la deposizione dei familiari di Bellini - con lo scopo di smontare l'alibi fornito dall'imputato per il 2 agosto - e di alcuni degli ex N.a.r (già condannati per l'attentato) e di altri estremisti di destra come Roberto Fiore, con l'obiettivo di approfondire determinati aspetti legati alla P2 e all'ex magistrato Gherardo Colombo, uno dei magistrati che scoprirono la lista degli iscritti alla loggia nella villa di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi.
Chiesta anche la testimonianza dell'ex brigatista Adriana Faranda, che occupò uno degli appartamenti di via Gradoli amministrati da Catracchia.
In conclusione, nella prossima udienza, a discrezione della Corte, potrebbero essere sentiti anche l’ex generale del Ros Mario Mori (condannato in primo grado a 12 anni di reclusione nel processo trattativa Stato - Mafia, ad oggi in corso in Appello), il leader di Forza Nuova Roberto Fiore, gli ex N.a.r Gilberto Cavallini, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (gli ultimi tre già condannati in via definitiva per la strage) e la segretaria di Licio Gelli, Nara Lazzarini, infine, anche ex funzionari dei Servizi come Mario Grillandini.


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Roberto Fiore © Imagoeconomica


Prima Udienza. Paolo Bolognesi: "Processo epocale"
Per la celebrazione del processo è stata predisposta un'aula con apparecchiature di sicurezza straordinarie, installate sia per prevenire qualsiasi tipo di interferenza data la delicatezza dei temi trattati ma anche per prevenire i rischi di contagio da Covid.
L'accesso all'aula è stato consentito solo alle parti e alle forze dell'ordine mentre per i giornalisti e i loro operatori è stato riservato un posto nella sala delle Colonne dove sono stati istallati degli schermi.
Durante la prima udienza - dedicata alla costituzione delle parti, al deposito delle liste dei testi e alle eccezioni preliminari - erano presenti il sindaco di Bologna Virginio Marola, la vicepresidente dell'Emilia Romagna Elly Schlein e la consigliera comunale del Partito Democratico Federica Mazzoni, arrivati lì per sostenere la richiesta di costituzione di parte civile del Comune di Bologna della Regione Emiliana e per esprimere vicinanza ai famigliari delle vittime.
Presente anche il presidente dell'associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna Paolo Bolognesi il quale ha commentato il processo definendolo "epocale" e che non si "fa solo il punto sui mandanti della bomba, ma si va a vedere anche il prima della strage e il dopo".
Della stessa opinione anche l'avvocato di difesa delle parti civili Andrea Speranzoni, che ha definito la prima udienza come "fortemente desiderata dai familiari" e preannuciato che questo sarà un processo "articolato, difficile, lungo e complesso".
I legali della difesa hanno fatto sapere inoltre che vorrebbero chiamare come consulenti i docenti Lino Rossi e Cinzia Venturoli. "Giorno cruciale" - ha detto la docente Venturoli - "e non solo per Bologna" in cui saremo chiamati a "deporre su ogni profilo afferente il danno patrimoniale ed extra patrimoniale patito da ciascuna delle parti civili costituite" a causa della Strage e ancora "l’apertura di questo processo ha una forte carica simbolica, segna un momento importante non solo per Bologna”.

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