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Il Consiglio Superiore della magistratura riunito oggi in seduta straordinaria ha dato il via libera con 20 voti e favore e 4 astensioni al bando con il quale 20 Procuratori delegati europei verranno disposti nei vari distretti nazionali Italiani in concerto con le ultime disposizioni dell’Unione Europea.

Ma dal Palazzo dei Marescialli si sono levati anche dei dubbi in merito alla dislocazione dei PED (Procuratori Europei Delegati) e del loro numero in relazione alle statistiche presentate dal Ministero della Giustizia in riferimento alla quantità di materiale processuale dei singoli distretti.

Il primo a sollevare tale dubbio è stato il consigliere togato indipendente Antonino Di Matteo, il quale ha detto che “il numero e la dislocazione dei PED mi sembra assolutamente non in linea con la rilevazione statistica del ministero della Giustizia che per quanto parziale ha evidenziato un dato difficilmente revocabile in dubbio. E cioè che la stragrande maggioranza dei procedimenti che verranno attratti dalla competenza della Procura Europea attualmente pendono innanzi alle procure della Repubblica di alcuni distretti del sud Italia. In particolare della Sicilia, Calabria e Campania”. 

Infatti l’accordo con l’UE stilato in sinergia con il Ministero della Giustizia ha previsto di assegnare tre Procuratori Europei per i distretti di Roma e tre per le zone Milano e Brescia, i quali secondo le stime del ministero della Giustizia non presentano, statisticamente parlando, un numero elevato di procedimenti giudiziari riguardanti la criminalità organizzata di stampo mafioso.

Invece per le procure del Sud Italia come quelle di Palermo sono stati previsti solo due procuratori, i quali come ha sottolineato il consigliere togato Di Matteo “dovranno occuparsi dei procedimenti che riguardano quattro distretti di Corte D’Appello: Palermo, Catania, Caltanissetta e Messina. Tutti particolarmente interessati non solo da un punto di vista numerico da procedimenti che verranno attratti dalla competenza EPPO, ma che sono sicuramente caratterizzati da possibili refluenze o connessioni con procedimenti di criminalità organizzata”.

In conclusione il dott. Di Matteo ha fatto presente che “comprendo che la distribuzione del PED sul territorio è un’attività che è stata compiuta dal ministero con le autorità europee. Ma mi sento di sottolineare anche in questa fase e in questo momento quella che ritengo una grave sottovalutazione della problematica concernente la refluenza sui procedimenti di criminalità organizzata. Per questi motivi mi asterrò a esprimere il mio voto per quanto riguarda questa delibera.”

Oltre al consigliere togato Nino Di Matteo si è astenuto anche il laico Stefano Cavanna, il quale ha detto che ''non riesco a superare le critiche già mosse ai pareri del Consiglio già resi sia in tema di decreto legislativo sulla Procura europea, sia sull'accordo fra la Repubblica italiana e la Procura europea che ci ha sottoposto il ministero, in ciò aderendo, nel merito, alle argomentazioni del consigliere Di Matteo''.

Foto © Imagoeconomica

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