La sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura acquisirà i verbali delle sedute della commissione per gli incarichi direttivi relative alla nomina del procuratore di Roma, che si sono tenute a maggio del 2019, prima che lo scandalo del caso Palamara azzerasse le decisioni per riaprire l'istruttoria.
E' questa la decisione del collegio del tribunale delle toghe nell'ambito del processo a carico dei 5 ex consiglieri del CSM Luigi Spina, Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli, a processo per avere partecipato, con Luca Palamara e i politici Cosimo Ferri e Luca Lotti, all'incontro all'Hotel Champagne in cui si discusse di nomine ai vertici di alcune importanti procure italiane, innanzitutto proprio quella di Roma.
L'udienza odierna ha visto la testimonianza di alcuni magistrati che all'epoca collaboravano con la commissione e che parteciparono alle sedute che portarono alla proposta di tre candidati: Giuseppe Creazzo, Francesco Lo Voi e Marcello Viola.
Nel corso dell'udienza si è nuovamente affrontato il tema dell'utilizzabilità o meno delle intercettazioni con il trojan introdotto nel cellulare di Luca Palamara.
Le difese dei 5 ex togati hanno sollevato, a vario titolo, alcune eccezioni fondate su una recente sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, che nella lettura avanzata dalle difese pone il tema della proporzionalità tra il fatto che si intende perseguire e il diritto alla riservatezza e sarebbe applicabile anche ai procedimenti disciplinari. Diversa invece l'interpretazione, della procura generale della Cassazione, rappresentata dall'avvocato generale Pietro Gaeta. Per altro, secondo Gaeta, "sono profili che non riguardano questa fase processuale", da qui la richiesta di differire la decisione alla fase finale del procedimento. Su questo il collegio si è riservato di decidere e ha rinviato l'udienza al 23 aprile.
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