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Per la Suprema Corte decisive le presenze di tracce biologiche “riferibili all’imputato”

La seconda Sezione penale della Suprema Corte di Cassazione ha respinto i ricorsi presentati dal pool difensivo di Sebastiano Nirta - rappresentato dal pool di avvocati Vincezo Nico D’Ascola, Antonio Russo, Francesco Siclari e Antonio Femia - confermando la condanna all’ergastolo emanata dalla Corte di Assise d’Appello di Reggio Calabria per omicidio pluriaggravato nell’ambito della ‘strage di Duisburg’ (in foto) - in cui sei giovani sono stati uccisi il 15 Agosto del 2007 - e che ha segnato l’apice della faida di San Luca tra le opposte famiglie di ‘Ndrangheta dei Nirta - Strangio e dei loro contrapposti Pelle - Vottari. Per la stessa strage venne condannato anche Giovanni Strangio.
“La Corte di merito - è spiegato - in sede di rinvio, è stata nuovamente investita sulla responsabilità, così che, del tutto correttamente, si è pronunciata sul punto dell’attribuibilità del fatto all’imputato rivalutando globalmente il compendio probatorio, per come richiesto dalla sentenza di annullamento e in conformità ai principi di diritto”.
Per i Supremi giudici Romani - si legge nelle motivazioni della sentenza - sono stati “decisivi” gli accertamenti svolti dalla Corte d’Assise d’Appello in concerto con la precedente sentenza di annullamento del luglio del 2015. Dunque è stata verificata “la riconducibilità della traccia 710 a Sebastiano Nirta e dunque ha ricostruito la prova mettendo in correlazione il nuovo elemento ritenuto decisivo nella sentenza di annullamento della presente di una traccia certamente riferibile all’imputato sul tappo del serbatoio della benzina posto all’esterno dell’autovettura Renault Clio utilizzata per l’attentato, con gli elementi già esistenti, ossia la presenza di tracce biologiche certamente riferibili all’imputato nella stessa autovettura, ossia sulla fibbia della cintura di sicurezza del sedile lato passeggero (traccia n.964) e sulla manopola di regolazione del sedile lato passeggero (traccia 698) sull’auto certamente utilizzata dallo Strangio per compiere l’azione omicidiaria; sia nella abitazione di Kaarst (traccia 313 su una bottiglia di birra) e di Dusserdolf (traccia 511 su un mozzicone di sigaretta), attestanti la compresenza di Nirta e Stragio nelle abitazioni certamente utilizzate da quest’ultimo come basi logistiche per l’attentato di Duisburg”.
La difesa del Nirta, rappresentata dal pool di avvocati Vincenzo Nico D’Ascola, Antonio Russo, Francesco Siclari e Antonio Femia, aveva presentato ricorso basandosi sulla tesi che non vi erano sufficienti elementi per ribaltare la sentenza assolutoria pronunciata dalla Corte di Assise d’Appello di Reggio Calabria nel luglio del 2015 in quanto “l’accertamento istruttorio espletato sulla traccia 710 non ha apportato elemento alcuno di novità indiziaria o probatoria”. Tele ricorso - si legge sempre nelle motivazioni della sentenza - è stato respinto dai giudici romani in quanto la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria “ha dato puntuale risposta a tutti i quesiti proposti con l’atto di appello e ha articolato la sequela di tracce che le hanno consentito di visualizzare tutti gli spostamenti di Nirta, sulla base di elementi fattuali certi che le hanno fatto vedere l’imputato partire da San Luca, in Calabria, passare in Veneto, approdare in Germania, quivi incontrarsi con Giovanni Strangio e con questi recarsi nelle abitazioni di Kaarst e Dusserdolf, utilizzate come base logistica prima dell’azione e quindi sedere sul lato passeggero dell’autovettura Renault Clio, certamente utilizzata per compiere l’azione delittuosa”.

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