Accanto ai Nar coinvolte anche le formazioni di "Terza Posizione" e "Ordine Nuovo"
Oggi è prevista l'udienza preliminare del processo sulla strage di Bologna che vede a giudizio, tra gli altri, Paolo Bellini, ex di Avanguardia Nazionale, accusato di concorso nell'attentato.
Accanto a lui sotto accusa anche l’ex generale del Sisde Quintino Spella e l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, imputati per depistaggio, e Domenico Catracchia, amministratore di condominio di immobili in via Gradoli a Roma, imputato per false informazioni al pm, al fine di sviare le indagini sulla strage del 2 agosto 1980.
Non solo Nar
Dalle indagini della Procura generale, titolare dell'inchiesta, emergono responsabilità ulteriori che dimostrano come non furono solo i Nar a commettere la strage di Bologna.
Secondo i magistrati ciò emergerebbe in maniera chiara rivalutando tutti gli elementi emersi dai vari processi sulle grandi stragi italiane e altri episodi di terrorismo ad essi collegabili. In particolare, e soprattutto, i procedimenti sulla P2 e sul crac del Banco Ambrosiano.
Spiegano i magistrati che, "già dalla sentenza della strage di Brescia ‘l’operazione Bologna’ venne concepita nell’ambito di una strategia della tensione non occasionale, ma programmata e prolungata nel tempo".
Secondo l'accusa la strage del 2 agosto vedrebbe coinvolte anche altre formazioni della destra eversiva dell'epoca, tutti uniti per lo stesso obiettivo, alimentati e cementati da un fiume di denaro, di fronte al quale evaporano le diversità ideologiche.
Assieme ai Nar vi sarebbero stati due esponenti di Terza Posizione: Sergio Picciafuoco, già assolto nel 1996 in via definitiva per la strage, quindi non più punibile, ma sul quale grazie ai nuovi accertamenti ora sarebbe possibile rivedere il giudizio espresso. E poi Luigi Ciavardini, militante prima di Terza Posizione (Tp) e poi dei Nar, che nel periodo immediatamente successivo all'attentato, grazie all'intervento di Roberto Fiore, suo superiore di riferimento in Tp, venne ospitato da un altro membro della stessa formazione di estrema destra, concittadino e amico d'infanzia di Picciafuoco.
La terza organizzazione, Ordine Nuovo, secondo i magistrati, invece, fu coinvolta quanto meno perché conosceva il progetto stragista prima della sua realizzazione.
Il dato emergerebbe grazie alle dichiarazioni che Vettore Presilio, legato all'estrema destra, rilasciò dal carcere nel luglio 1980 al magistrato di sorveglianza di Padova, Giovanni Tamburino, sull'imminente attuazione di un progetto stragista da parte della destra eversiva. Del resto, sentenze che hanno trattato la vicenda del 2 agosto 1980, hanno accertato che Vettore Presilio ebbe le informazioni da Roberto Rinani, militante della componente veneta-padovana di Ordine Nuovo.
Paolo Bolognesi © Imagoeconomica
Inoltre, secondo l'indagine, Avanguardia Nazionale, altra formazione di estrema destra, rappresenterebbe l'anello di congiunzione tra il vertice finanziario organizzativo della strage di Bologna, costituito dal binomio Licio Gelli-Federico Umberto D'Amato, e Paolo Bellini, militante operativo di Avanguardia Nazionale.
La nuova indagine, oltre a Paolo Bellini ritenuto il 'quinto uomo', accusa il leader della P2 Ligio Gelli, in concorso con l'imprenditore e banchiere Umberto Ortolani, con l'ex prefetto ed ex capo dell'ufficio Affari Riservati del ministero dell'Interno Federico Umberto D'Amato e con il giornalista iscritto alla P2 ed ex senatore dell'Msi, Mario Tedeschi. Questi quattro, tutti deceduti, sono ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori, e quindi avrebbero agito in concorso con gli esecutori, cioè i Nar già condannati: Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini.
Sul ruolo di Bellini la Procura generale evidenzia come fosse un soggetto inserito tra le fila della destra eversiva, ma anche legato ad apparati dei Servizi, coinvolti inoltre nel depistaggio delle indagini sul 2 agosto, per contiguità familiare, cioè attraverso il padre Aldo. Tra le prove raccolte, oltre al video amatoriale che riprende un volto considerato compatibile con il suo la mattina dell'attentato, in stazione, vi è anche il riconoscimento ad opera dell'ex moglie e la predisposizione di un "falso alibi" per la giornata della strage.
E poi ancora il ritrovamento di soldi in Italia e all'estero, tra cui depositi in Svizzera, non compatibili con un'attività delinquenziale di basso profilo che lui apparentemente svolgeva.
Momento di svolta
"La giornata di domani rappresenta un momento di svolta davvero notevole - ha commentato all'Adnkronos Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime del 2 agosto 1980 - si inizierà finalmente a sviscerare la vicenda della strage di Bologna andando verso i mandanti, già indicati ma morti, facendo emergere il quadro intorno: è un grande risultato essere arrivati a questo processo, soprattutto dopo la richiesta di archiviazione della Procura". "Si tratta di una pagina molto importante, non solo per i familiari ma per tutti gli italiani - spiega Bolognesi - perché è un processo che può permettere di giungere a svelare la verità anche su altri fatti di quegli anni. Se ci riuscirà sarà un fatto di portata storica, se ci riuscirà però, perché c'è sempre il timore che chi ne ha interesse riesca, in qualche modo, a bloccare tutto. Si spera vengano riconosciute e approfondite le responsabilità degli accusati". Ovviamente nella speranza che "alla fine del 2021, quindi tra un anno, si arrivi a una prima sentenza".
Oggi, alle 9.30, ci sarà il primo appuntamento. Altre due udienze preliminari sono fissate il 4 e l'11 dicembre.