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"Fatte denunce che la Procura non ha mai portato avanti"

"Dopo la sentenza del Tribunale di Palermo sulla vicenda di Sicilia e-Servizi c'è la necessità di ristabilire la verità sulla narrazione che in questi giorni è stata data dalla grande maggioranza dei media. Un'informazione distorta, travisando i fatti e non informando il perché certe cose sono accadute". E' così che l'ex pm Antonio Ingroia, oggi avvocato, ha iniziato la conferenza stampa on line, per chiarire alcuni punti della vicenda. Un intervento senza mezzi termini, diretto ad evidenziare come la sentenza sia stata di condanna solo per il capo di imputazione meno grave, mentre per l'accusa più grave c'è stata un'assoluzione piena. Ingroia ha un'idea chiara del perché si è arrivati a questo punto e, prima di rispondere alle domande via social, ha tracciato un quadro partendo sin dagli albori della sue esperienza da magistrato, iniziata accanto a magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: "Sono finito nel tritacarne perché prima come magistrato e poi come amministratore, quindi come avvocato oggi, sono stato innovatore e controcorrente. Sono stato trai i pochi che dopo la morte di Borsellino presero una posizione forte. Eravamo chiamati gli 8 ribelli per quella posizione forte presa contro il Capo della Procura del tempo, il quale aveva messo all'angolo Borsellino e Falcone. Prendemmo posizione mentre tanti altri, che ricoprono oggi cariche importanti, rimasero a guardare o si schierarono con il Capo dell'ufficio. Un ruolo che assumemmo assieme ad altri colleghi, che molti altri magistrati non hanno mai digerito". "Al contrario di altri magistrati che si sedevano tra due guanciali senza disturbare la politica, o lo Stato colluso con la mafia, ho ritenuto di non guardare in faccia a nessuno conducendo processi contro politici e uomini di Stato - ha ribadito ricordando processi come quello contro Vincenzo Inzerillo, Bruno Contrada, Marcello Dell'Utri o ancora il Processo Stato-mafia - Tutto questo ha generato delle invidie all'interno del palazzo di giustizia. E contro di me furono aperti procedimenti disciplinari ed anche penali che poi si sono dissolti come bolle di sapone, in quanto archiviati o prosciolti. Subentrò la stanchezza nel momento in cui si raggiunse ogni limite con il Presidente Napolitano che mostrò il peso dell'alta carica dello Stato mettendosi di traverso al processo trattativa".



Ingroia è poi entrato nel merito della vicenda di Sicilia e-Servizi, partecipata dalla Regione, di cui Ingroia è stato amministratore e poi anche liquidatore. Secondo l'accusa, avrebbe incassato indennità di risultato che non gli spettavano (ma per questo punto il gup lo ha assolto) e, per effetto della sua residenza a Roma, avrebbe ottenuto la liquidazione delle spese di soggiorno a cui non avrebbe avuto diritto. Questa seconda accusa viene giudicata da Ingroia "semplicemente ridicola".
Nel suo intervento ha ribadito come non fosse possibile pretendere che "pagassi io spese connesse all'incarico che svolgevo". Ingroia ha sostenuto di essere stato messo sotto accusa perché aveva avviato un processo di risanamento di una società che si era subito rivelata un "carrozzone mangiasoldi".
E negli anni in cui ha svolto il proprio compito ha anche denunciato storture nella gestione di un bilancio di 80-100 milioni all'anno e licenziato "persone assunte con criteri clientelari oppure coinvolte in vicende giudiziarie" (qualcuno aveva discendenze mafiose) ma la Procura non avrebbe "mosso un dito" mentre la burocrazia e pezzi del governo guidato da Rosario Crocetta (con l'eccezione del governatore) avrebbero creato ostacoli alla sua opera di "innovatore controcorrente".
Quindi, ha spiegato l'ex magistrato, dopo aver ricordato tutti gli ostacoli incontrati nel periodo alla guida della partecipata, ha ribadito come non fosse possibile chiuderla totalmente in quanto "ciò avrebbe compromesso l'intero sistema informatico della Sicilia".
In conclusione Ingroia ha confermato che contro la condanna ricorrerà in appello, certo che "sarà ristabilita la verità".

Foto © Imagoeconomica

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