Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.


di AMDuemila
- Video
Ieri a "Non è l'Arena" l'intervento del direttore del Dipartimento, Basentini

"Umanamente sono rammaricato da tutto quello che sta accadendo. Io a Pasquale Zagaria l'ho fatto andare al 41 bis, da dodici anni sono sotto scorta per colpa di questa famiglia mafiosa. Io da uomo delle istituzioni ho arrestato Pasquale Zagaria per impedire non solo che facesse danni in Campania, ma in tutta Italia". E' così che il sostituto procuratore Catello Maresca, intervenendo durante la trasmissione di La7 "Non è l'Arena", condotta da Massimo Giletti, ha commentato la scarcerazione per motivi di salute del boss mafioso Pasquale Zagaria, recluso al 41 bis con una condanna definitiva a 20 anni, legato al clan dei Casalesi e fratello del superboss Michele Zagaria. La decisione è stata presa per l'impossibilità di garantirgli nelle strutture sanitarie dell'isola la prosecuzione del percorso terapeutico di cui ha bisogno per una grave patologia. I magistrati, per evitare la scarcerazione, avevano anche chiesto il suo trasferimento in un altro istituto, ma "dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria - si legge nel provvedimento della Sorveglianza - non è giunta risposta alcuna...". In assenza di alternative, quindi, il Tribunale ha disposto la detenzione domiciliare del boss nel bresciano.

Scarcerazione Zagaria
La vicenda è stata ricostruita partendo proprio dall'ordinanza dei giudici del tribunale di Sorveglianza. "Ho in mano l'ordinanza del dottor De Vito e la dottoressa Soro - ha spiegato Giletti - Il 25 marzo il boss Zagaria manda un certificato medico chiedendo la scarcerazione per gravi motivi di salute... Il 31 marzo il Tribunale di Sorveglianza chiede la verifica al presidio sanitario, che conferma. A quel punto i magistrati allertano il Dap il 9 aprile, chiedendo in quale struttura trasferire il detenuto... Non arriva nessuna risposta dal Dap, mi risulta che sia stato indicato l'ospedale di Cagliari, non adatto a un boss. Stranamente non vengono indicate né la struttura di Roma né quella di Viterbo". E poi ancora: "Il 23 aprile Soro e De vito prendono atto del silenzio del Dap e stabiliscono che Zagaria può andare a casa. Il 24 aprile, la beffa: il Dap indica il carcere di Viterbo, ma è troppo tardi". "Io italiano - conclude il conduttore -, che ho perso amici nella lotta contro la criminalità organizzata, ho negli occhi un carabiniere che è morto caduto da una scogliera per mettere una microspia, io come cittadino italiano mi vergogno, è un fatto inammissibile e intollerabile".
Nel corso della puntata si è anche ricordato come oltre a Zagaria siano usciti anche altri detenuti che si trovavano al 41 bis o in Alta sicurezza.
Proprio Maresca ha subito evidenziato come la crisi sanitaria abbia "messo in risalto le fragilità del sistema penitenziario". Il magistrato ha subito chiarito come "non c'entra nulla il cosiddetto decreto Cura Italia su questa storia. Queste scarcerazioni stanno avvenendo sulla base di norme ordinarie del codice di procedura penale e dell'ordinamento penitenziario. E i magistrati sono costretti a mandare a casa i detenuti perché nelle ipotesi, laddove il Dap non è in grado di garantire ed assicurare le condizioni sanitarie per tutelare la salute dei detenuti, nella comparazione tra il diritto alla salute, costituzionalmente garantito, e il diritto alla sicurezza collettiva, ahimè i colleghi sono costretti a privilegiare il primo".
Secondo Maresca, dunque, è "ingeneroso incolpare i magistrati in questo momento". "Nel documento si dice che il Dap non dà risposta - ha aggiunto - se questo fosse vero, e il Dap ha dato una versione diversa, questo vuol dire che c'è un problema. Si doveva prevedere il trasferimento in strutture come Viterbo, Roma o Pisa, dove ci sono eccellenze sanitarie. Ma qui manca un'accurata progettualità del Dap nell'affrontare l'emergenza sanitaria. Perciò escono i detenuti".

Lo scontro con Basentini
E' a quel punto che, telefonicamente anziché via Skype, è intervenuto il direttore del Dap, Francesco Basentini. Rispondendo alle domande di Giletti il capo del Dap si è giustificato affermando che "dal 2008 il Dap non può né curare né gestire la sanità o la salute dei detenuti. Questo servizio è assegnato al servizio sanitario nazionale". Rispetto al provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Sassari ha ribadito che "il Dap ha assunto le proprie determinazioni e che le precise indicazioni del tribunale di Sorveglianza non corrispondono alla realtà documentale accertata presso il Dipartimento. I magistrati dicono il falso? Io non dico che è stato scritto il falso ma affermo che dall'istruttoria e dal materiale al Dap noi non abbiamo la stessa rispondenza. Comunque c'è una pratica di verifica effettiva da parte del Ministero della Giustizia che farà chiarezza su questo".
Immediatamente, oltre a Giletti, è nuovamente intervenuto con forza il pm Maresca che ha ribattuto: "Come mai non si è provveduto già il 9 aprile per intervenire e trasferire in una struttura idonea Pasquale Zagaria? Questo soggetto non è un ruba galline. Si poteva spostare a Viterbo, a Roma o Pisa. Queste pratiche devono avere una priorità assoluta"
Nella sua controreplica Basentini ha affermato che il trasferimento per motivi sanitari "è oggetto di valutazione sanitaria di personale sanitario che non fa parte del nostro organico. Il dipartimento non ha medici a propria disposizione. Senza le valutazioni del personale sanitario. Senza nullaosta il Dap non può predisporre nulla".
Secondo Maresca, però, "il Dap avrebbe dovuto prevedere già agli inizi di marzo lo spostamento di queste persone vicino ai presidi sanitari. Perché era chiaro che si sarebbe creata una situazione di emergenza. Così è troppo facile deresponsabilizzarsi e buttare la croce sulla magistratura. Il nullaosta sanitario si acquisisce in dieci minuti".
In attesa che sia fatta piena luce sul fatto specifico e venga data esecuzione ai provvedimenti annunciati dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che ha annunciato un maggiore coinvolgimento della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e delle Direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo "in tutte le decisioni relative ad istanze di scarcerazione di condannati per reati di mafia", si spera che oggi non ci saranno altre sorprese. Il boss Raffaele Cutolo, infatti, ha già presentato istanza di differimento pena ed è in attesa di risposta.

ARTICOLI CORRELATI

Coronavirus e mafia, ecco i boss stragisti che usciranno dal carcere (?)

Scarcerazioni boss, Bonafede: ''In accordo con Antimafia, norme in un prossimo decreto''

Dal carcere ai domiciliari: la speranza dei boss stragisti di fronte al silenzio di Governo

Mafiosi ai domiciliari, dopo Bonura è il turno di Sansone

Detto-fatto, i 41-bis tornano a casa

Emergenza Coronavirus: lo Stato dica ai boss di restare in carcere

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos