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di AMDuemila
“Il processo non rientra fra quelli di cui è prevista la trattazione e, comunque, nessuno degli imputati e dei difensori ne ha richiesto la celebrazione”. E’ questa la motivazione del gap di Caltanissetta Gigi Omar Modica che ha rinviato, a causa dell’emergenza della pandemia Covid-19, il processo scaturito dalla maxi operazione "Gallodoro", che il 31 gennaio dell’anno scorso fece scattare diciassette misure cautelari. L’indagine avrebbe fatto luce su alcune dinamiche criminali fra mafia, droga, omicidi ed estorsioni: un intreccio articolato fra le cosche agrigentine e quelle nissene, che affonda le radici fin dagli anni ’90, quando il capo indiscusso di Cosa Nostra in provincia sarebbe stato Salvatore Fragapane. In totale sono 21 gli imputati complessivi, di cui 9 agrigentini coinvolti nell'ambito del segmento investigativo sul traffico di cocaina contiguo alle cosche. Si tratta di Domenico Avarello, 39 anni, di Canicattì; Filippo Cacciatore, 56 anni, di Cammarata; Carmelo Conti, 46 anni, di Casteltermini; Vito De Maria, 59 anni, di Cammarata; Antonino Lattuca, 38 anni, di Agrigento; Domenico Mangiapane, 40 anni, di Cammarata; Maurizio Matraxia, 53 anni, di San Giovanni Gemini; Salvatore Puma, 42 anni, di Racalmuto e Giovanni Valenti, 45 anni, di Favara.
I difensori (gli avvocati Diego Giarratana, Salvatore Re, Gianfranco Pilato, Massimo Scozzari, Vincenzo Infranco, Carmelo Nocera, Antonio Pecoraro e Giuseppe Barba), prima che il processo si bloccasse per la pandemia che sta mettendo in ginocchio il mondo intero, hanno formalizzato la strategia processuale. Il solo Puma non ha chiesto riti alternativi e il gup di Caltanissetta lo ha rinviato a giudizio con altri tre imputati.

Foto © Imagoeconomica

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