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di AMDuemila
Discussione il prossimo 14 maggio. Assostampa, Fnsi, Odg e Libera parti civili

Ha chiesto di essere giudicata con il rito abbreviato Monica Laera, moglie del boss del quartiere Libertà di Bari, Lorenzo Caldarola, che il 9 febbraio 2018 aggredì la giornalista di Rai Uno, Maria Grazia Mazzola mentre, nell'ambito di un'inchiesta giornalistica, aveva cercato di fare alcune domande alla donna sul rinvio a giudizio del figlio Ivan, accusato di violenza sessuale su una dodicenne. La Laera aveva risposto in malo modo aggredendo verbalmente e fisicamente la giornalista con pugni e schiaffi, aggressione questa per la quale la procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di lesioni e minacce, aggravate dal metodo mafioso. A chiedere il rito abbreviato durante l'udienza preliminare che si è svolta davanti al Gup di Bari Giovanni Anglana, anche la consuocera, Angela Ladisa, che deve rispondere di oltraggio a pubblico ufficiale.
Il giudice ha ammesso la costituzione di parte civile della giornalista del Tg1 Maria Grazia Mazzola, di Rai, Associazione Stampa romana, Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi), Comune di Bari, Ordine nazionale dei Giornalisti e Libera. Diversamente non sono state ammesse come parti civili il Centro Antiviolenza Renata Fonte, dell'associazione Giraffa e dell'Unione delle Donne d'Italia (Udi).
La discussione è stata fissata per l'udienza del 14 maggio e in quello stesso giorno, probabilmente, vi sarà anche la sentenza.
Mentre nelle aule del Tribunale si celebrava il procedimento nel frattempo, all'esterno, si teneva anche oggi un presidio di solidarietà alla collega del Tg1. Un modo per sostenere l'attività della giornalista che è poi proseguito nel pomeriggio con Libera che ha organizzato nell'Università di Bari un dibattito sul tema 'L'informazione libera dalle mafie', durante il quale sarà lanciata l'hashtag #fuorigiovanidallemafie.

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