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“Procure non sono pronte, serve rinvio”
di AMDuemila
La nuova regolamentazione sulle intercettazioni, che hanno il merito di introdurre maggiori garanzie di tutela della la privacy, rischia però di aggravare il lavoro delle procure. La nuova norma dovrebbe entrare in vigore dal 1 marzo e dovrebbe essere differita "di almeno tre mesi", per consentire agli uffici di provvedere alle misure organizzative e tecniche necessarie per la loro applicazione. Così il Consiglio Superiore della Magistratura ha sottolineato nel parere sul decreto legge dello scorso dicembre, formulato dalla sesta commissione e approvato oggi dal plenum a maggioranza, con 14 voti a favore e l'astensione di tre consiglieri laici: Stefano Cavanna (Lega) Filippo Donati (M5S), Michele Cerabona (Fi). A illustrare il parere in plenum è stato il togato di Autonomia&Indipendenza Giuseppe Marra, relatore insieme con l'indipendente Nino Di Matteo. ''E stato evidenziato che la ratio della riforma possa individuarsi nella necessità di tutelare meglio la privacy delle persone intercettate indagate e terzi estranei, ma che tale obiettivo è però stato perseguito con un significativo aggravio dell'attività del pm - ha spiegato Marra - il quale già nella fase delle indagini o al massimo a conclusione delle stesse dovrà selezionare le intercettazioni utili per il procedimento''. Il parere ha poi rappresentato ''il rischio che gli uffici giudiziari non siano ancora pronti dal punto di vista tecnico organizzativo a far partire la nuova disciplina che vede l'istituzione di un archivio digitale dove andrà riversato tutto il materiale delle intercettazioni''. Marra ha poi evidenziato ''una serie di dubbi interpretativi su alcune disposizioni, di difetti di coordinamento con altre norme, di incongruenze che renderanno non facile nell'immediato applicare la nuova disciplina''.
Per il togato Nino Di Matteo la riforma ha ''un obiettivo condivisibile certamente, ma perseguito in maniera talmente intensa e pervasiva da rischiare di compromettere altre esigenze e principi fondamentali. L'obiettivo - ha chiarito - è quello di evitare che vengano rese pubbliche conversazioni riportanti espressioni lesive della reputazione delle persone o quelle che riguardano dati personali definiti sensibili dalla legge. In certi casi, con riferimento ad alcune delle previsioni normative, oggetto della riforma, sembra che per conseguire quell'obiettivo vengano sacrificate esigenze connesse, da una parte all'efficacia dell'indagine, dall'altra alla conservazione della prova pur acquisita legittimamente e perfino al concreto e pieno esercizio del diritto di difesa di indagini e imputati". Per il togato di Magistratura Indipendente Antonio D'Amato, nel parere va evidenziato che si prevedono ''nuovi oneri a carico dei pm senza risorse'' ovvero ''si vogliono scaricare sull'autorità giudiziaria una serie di nuovi aggravi, come l'archivio informatico, senza dotare le Procure delle risorse economiche necessarie''. Il decreto legge prevede'' che si attui a risorse invariate'' Giuseppe Cascini, di Area, ha espresso ''apprezzamento per l'intervento del ministro che ha ampiamente modificato una riforma che avrebbe creato molti problemi nelle attività di indagine con lo strumento delle intercettazioni" e ha invitato il guardasigilli a "intervenire in sede di conversione sul delicato tema dell'utilizzo delle intercettazioni in altri procedimenti, oggetto di una recente pronuncia delle Sezioni unite, che desta rilevanti perplessità e che è oggettivamente contraddittoria anche rispetto alle previsioni del decreto legge in tema di utilizzo delle intercettazioni effettuate con il trojan".

Foto © Imagoeconomica

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