Il magistrato sulle ultime riforme: “Da Cartabia a Nordio sta nascendo un sistema di impunità generalizzato”
Il giudice Alfonso Sabella non ha dubbi: “I ritardi della giustizia e l’impunità dei reati non sono una fatalità”. Le parole critiche del magistrato si riferiscono agli effetti di due riforme, entrambe dannose per l’efficacia dell’intero apparato giudiziario: “Prima la Cartabia e adesso la Nordio hanno creato un sistema di impunità generalizzato”.
Anche per questo motivo, Sabella parla senza filtri: “Reintroducete l’autorizzazione a procedere, estendetela pure a sindaci, assessori e consiglieri regionali… ma fateci amministrare la giustizia per il resto degli italiani”. E parlando dei reati predatori e del loro aumento, il magistrato ha aggiunto: “Era inevitabile, alla luce delle riforme di Cartabia - che è stata devastante - e di Nordio, che il governo non ha nessuna intenzione di toccare”. Per spiegarsi, Sabella ricorre alla cronaca quotidiana: “Alle direttissime arrivano borseggiatrici minorenni, incinte o che allattano. Facciamo di tutto per impedirgli di tornare a delinquere, ma poi arriva l’avvocato con il risarcimento e le devi liberare, con tanto di scuse”. Il paradosso, ha aggiunto il magistrato, “è che poi fanno pure statistica come innocenti mandate in carcere”. Altro esempio: le spaccate delle vetrine di Torino. “Ora servono le querele di parte. Fai cento colpi e se solo in uno ti denunciano, te la cavi con una multa da 500 euro”. Un sistema che, di fatto, elimina ogni deterrenza.
Persino in tema di violenza sulle donne, la riforma Cartabia avrebbe creato effetti preoccupanti. “Si parla moltissimo di femminicidio e violenza sulle donne. Benissimo, nella maggioranza dei casi di violenza, il danno fisico patito da una donna è la rottura del naso, frattura di solito giudicata guaribile in 30 giorni. La Cartabia prevede che se le lesioni non superano i 40 giorni di prognosi, per agire è necessaria la querela di parte. Ma molte donne non denunciano. Così spesso tornano a casa e poi vengono ammazzate dal marito. Prima della Cartabia, quando la prognosi era oltre i 20 giorni, i medici erano obbligati a segnalare alle autorità.” - prosegue - “Mi chiedo: perché non cambiano subito questa norma? Queste cose le sanno tutti. La verità è che della giustizia non importa nulla a nessuno. E ringraziamo sempre la Cartabia. Ieri ho sentito Zagrebelsky dire che adesso la Cartabia si è rimangiata la sua riforma, sostiene che non l’ha condivisa, ma se l’ha firmata lei!”.
A tutto ciò si sommano condizioni di lavoro che Sabella definisce ai limiti del paradosso: computer che richiedono mezz’ora solo per accendersi, strumenti obsoleti che costringono i magistrati a portarsi i supporti digitali a casa per visionarli. “Sembrano dettagli, ma sono ore di tempo perso e giustizia rallentata”. Si aggiungono poi inefficienze normative che restituiscono il caos e un quadro frammentato. Per questo motivo, Sabella ha ricordato le norme sui rave, “sei anni di galera”, a fronte della quasi irrilevanza di reati molto più pericolosi, come il porto illegale d’arma: “Una sanzione da 103 euro”.
In chiusura, la separazione delle carriere. Per Alfonso Sabella il referendum sulla giustizia non sarà un voto tecnico. “Il ministro Nordio ha confessato, l’ha detto in modo chiarissimo dall’inizio, non sarà un referendum sulla separazione delle carriere o sul sorteggio del CSM. Sarà un referendum nel quale i cittadini andranno a esprimere il loro giudizio sulla giustizia”. E avverte: “Vuoi una giustizia che mi fa schifo? Allora vota sì”. Anche se, ammonisce, quella riforma rischia di paralizzare completamente i processi.
Fonte: La Notizia
Foto © Imagoeconomica
ARTICOLI CORRELATI
Sabella sul decreto Sicurezza: ''Una norma che premia i clan e punisce i disperati''
Taglio 45 giorni a intercettazioni, Sabella: con questa norma non avrei preso boss Aglieri
Ddl sicurezza, Sabella: ''Perplesso da queste riforme, manca un vero progetto unitario''
