"Sono contrario alla separazione delle carriere per più motivi. Il primo, e di buon senso, è che c'è già: nell'ultimo periodo lo 0,0036% dei magistrati - una percentuale bulgara a rovescio - è diventato pm o viceversa, in una diversa regione. Secondo: la riforma è il primo step di un percorso diretto alla sottoposizione del pm alla politica che indicherà prima quali reati perseguire e poi come controllare l'esercizio dell'azione penale. I politici sono insofferenti al controllo di legalità". Lo afferma in un'intervista al 'Fatto Quotidiano', Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Napoli. "I problemi che maggiormente affliggono la giustizia sono - aggiunge -: durata dei processi e carcere come luogo di pena. La separazione delle carriere non riguarda né l'uno né l'altro". “Il discorso è che si vuole fare confusione, non si vuole spiegare con calma alla gente che la separazione delle carriere non c’entra nulla con i bisogni di giustizia della gente” ha detto Gratteri la Otto e mezzo, su La7. Secondo il magistrato, l’obiettivo del progetto non è migliorare il sistema giudiziario, ma “mettere sotto tutela il pubblico ministero, controllarlo, renderlo docile, e la prova ne è che si parla sempre di procedimenti disciplinari”. “Anche oggi il ministro ha parlato di estremismo, di magistrati che vanno oltre le righe. Ma oltre a pronunciare questi slogan, perché il ministro non fa le ispezioni?”. Il magistrato ha insistito sul ruolo dei magistrati nella comunicazione pubblica: “Noi abbiamo l’obbligo di spiegare alla gente come stanno le cose. Non possiamo stare zitti davanti a certa narrazione e a certe bugie che vengono raccontate”. Quando la conduttrice Lilli Gruber gli ha fatto notare ironicamente che i magistrati dovrebbero apparire “terzi ed equidistanti” e che spesso vengono accusati di essere troppo politicizzati, Gratteri ha replicato con decisione: “Ma io sarei politicizzato? Di me, ogni volta che c’è un governo di destra, dicono che sono di sinistra, e quando c’è un governo di sinistra, dicono che sono di destra”.
Il procuratore ha poi ricordato alcuni episodi della sua carriera: “Ci sono intercettazioni dove dei miei colleghi dicono al telefono che io sono fascista. Io non sono mai stato votato dai rappresentanti del Pd, né al Csm, né per il ruolo di procuratore nazionale antimafia, né per quello di procuratore di Reggio Calabria, né per quello di Catanzaro, né per quello di Napoli”. “Io non sono qui per fare politica - ha aggiunto - ma per criticare le riforme di Nordio, per spiegare che la riforma sulle intercettazioni, quella sul sequestro del telefonino e tutte le altre riforme di questo tipo sono dannose per le indagini e per la giustizia. Il risultato finale è che la gente non avrà giustizia. Quindi io politicizzato? La mia storia dice esattamente il contrario”. “Sa cosa ho pensato quando hanno abolito l’abuso d’ufficio e poi ho visto questi progetti di riforma? Ho detto: ma facciamo prima, abolite anche la corruzione e la concussione, e lasciateci almeno la parte del codice penale per poter fare le altre indagini. Perché qui si sta buttando via l’acqua sporca col bambino pur di non arrivare ai colletti bianchi”.
La campagna referendaria
Secondo il governo fare campagna referendaria sarebbe "ai margini della costituzionalità", ha detto Gratteri al ‘Fatto’, visto che, come ha ricordato il viceministro Sisto, "esistono norme sulla possibilità per i magistrati di fare politica". "Mi stupisce che Sisto - che è uomo di legge - voglia incidere su due diritti fondamentali quali la libertà di pensiero e quella di manifestarlo, diritti che per i magistrati soffrono già di limitazioni per legge o normativa del Csm, ma non di quella di opportunità proposta dal viceministro". "Io sono un falso obiettivo - ha proseguito Gratteri -, una personalizzazione strumentale a evitare il dibattito. Chi propugna la separazione delle carriere come panacea non tiene conto della vita dei cittadini". La politica ne sta approfittando per 'regolare i conti' con la magistratura? È una riforma, questa, voluta negli anni da Craxi, Gelli e Berlusconi. "Non è un regolamento di conti - afferma ancora il magistrato - è l'insofferenza al controllo di legalità comune a tutti i governi degli ultimi venti anni che, con una serie di interventi, hanno creato un'area di impunità o di responsabilità sempre più affievolite attraverso due strumenti: la modifica del Codice penale e l'introduzione di mezzi, per alcuni di garanzia, che creano ritardi nel processo". Che iniziative intraprenderà per il No? "Parlare alla gente di legalità. Ovviamente con il mio stile, il mio vocabolario" conclude Gratteri.
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