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L'omicidio di Peter R. de Vries è stato un "atto vile" ha dichiarato il procuratore generale nel tribunale di massima sicurezza a Schiphol, dove questa settimana si sta svolgendo l'appello per l'omicidio del giornalista investigativo.
De Vries “non si è mai arreso. Era in piedi quando il 6 luglio 2021 è stato colpito” ha detto.
Il Pubblico Ministero ritiene che il giornalista sia stato ucciso perché era il confidente della corona nel processo Marengo. Nabil B. ha rilasciato in quel vasto processo penale dichiarazioni incriminanti contro il principale sospettato, Ridouan Taghi, e i coimputati.
L’accusa al termine della requisitoria ha chiesto l'ergastolo per tre imputati: Si tratta dei due presunti esecutori, Delano G. (26 anni) e Kamil E. (39 anni), e dell'uomo che li avrebbe diretti, Krystian M. (30 anni).
 

La tesi della procura

Al centro c’è Krystian M., indicato dal Pubblico Ministero come l’intermediario dell’omicidio, colui che ha organizzato l’attentato. Krystian M. avrebbe diretto gli esecutori: Delano G., che ha sparato a De Vries, e Kamil E., che guidava l’auto di fuga. Entrambi sono stati arrestati poco dopo l’omicidio. Ci sono poi i preparatori, che tra le altre cose hanno effettuato sopralluoghi o procurato armi. Tuttavia, l’identità del mandante dell’omicidio rimane poco chiara. Krystian M. ha indicato il mandante con il nome in codice “Oom”, una persona che si troverebbe in carcere. Il Pubblico Ministero ritiene che si tratti di Ridouan Taghi. Tuttavia, non ci sono prove concrete su chi sia davvero dietro l’omicidio.
Tutti gli imputati ha detto il pm, "hanno contribuito" e sono responsabili di "un atto orribile e vile, compiuto con una freddezza sconcertante”.
Secondo la Procura le prove contro Delano G. sono schiaccianti.

Il presidente del tribunale ha descritto il quadro emerso come “nerissimo,” osservando: “Puoi prendere una svolta sbagliata, poi un’altra e un’altra ancora, finché non c’è più strada per tornare indietro.” Le prove suggeriscono che Delano G. abbia accettato di eseguire l’omicidio poco prima, forse addirittura lo stesso giorno. Dai messaggi chat, che si presume siano stati inviati da Delano prima e dopo il fatto di sangue, emerge un’immagine scioccante, definita dall’accusa come macabra e assetata di sangue. Uno di questi messaggi, inviato dopo essere salito nell’auto di fuga con il presunto autista Kamil E., recita: “Fratello, hahaha. Dritto attraverso la testa e il corpo. È morto. Tutto schizzava. Quel sangue, tutti urlavano. Non si muoveva più.”
Ricordiamo che in primo grado, il tribunale ha condannato Delano G. a 28 anni di carcere, nonostante il pm avesse richiesto l’ergastolo. La stessa pena di 28 anni è stata inflitta a Kamil E., mentre il presunto intermediario Krystian M. ha ricevuto poco più di 26 anni, la pena massima applicabile nel suo caso.
L’appello è iniziato lunedì scorso, e il tribunale dovrebbe emettere la sentenza nella seconda settimana di dicembre.

Delano G., sospettato di essere il tiratore nell’omicidio del giornalista investigativo, non ha rilasciato dichiarazioni sul suo presunto ruolo. Lo ha dichiarato il suo avvocato, Ronald van der Horst, 51 anni, mercoledì mattina, all’inizio del terzo giorno di trattazione in appello. “In fin dei conti, non può e non osa rilasciare una dichiarazione in questo caso,” ha affermato Van der Horst.
Martedì, il presidente della Corte d’Appello di Amsterdam ha rivolto un forte appello a Delano G., che si è quasi sempre rifiutato di parlare. Tuttavia, nonostante diversi colloqui tra G. e i suoi avvocati, la dichiarazione non è arrivata.
C’è pressione, non solo da parte vostra, ma anche durante il processo, per rilasciare una dichiarazione. In fin dei conti, non può e non osa farlo in questo caso,” ha ribadito Van der Horst in aula sottolineando che questa decisione non è legata a una tattica difensiva.
 

Pressioni e minacce

I procedimenti precedenti hanno rivelato che diversi sospettati hanno dichiarato di essere stati costretti a partecipare all’omicidio. Kamil E., il presunto autista dell’auto di fuga, ha testimoniato questa settimana che inizialmente gli era stato assegnato il compito di uccidere il giornalista, ma si è tirato indietro. Ha dichiarato di essere stato poi costretto a guidare l’auto sotto la minaccia che sua madre sarebbe stata uccisa se si fosse rifiutato.
Il giudice si è rivolto direttamente a Delano G., sottolineando le conseguenze del suo silenzio: “Questa scelta ha delle conseguenze. Per te e la tua famiglia, ma anche per i cari della vittima.” Le prove indicano un’estrema spietatezza, e il giudice si è chiesto se G. si renda conto che, rimanendo in silenzio, lascia molte questioni irrisolte.

La sentenza dovrebbe arrivare per il mese di dicembre.

Foto by DWDD

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