Il nodo Bartolozzi: accuse di dichiarazioni mendaci. La Procura: il caso è separato da Nordio, niente scudo
E’ una condanna dura quella che il relatore della Giunta per le autorizzazioni della Camera, Federico Gianassi del Partito Democratico, ha rivolto ai membri dell’esecutivo sul caso Almasri, chiedendo di procedere contro i ministri coinvolti. Nel documento, infatti, Gianassi accusa i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano di aver compiuto “una scelta di mero opportunismo politico, fondata su timori generici e non suffragati da evidenze concrete, che mostrano la debolezza del Governo italiano dinanzi a bande armate che operano all’estero”. Una condotta definita “grave”, che avrebbe rappresentato una chiara “violazione degli obblighi internazionali dell’Italia”, arrivando persino a compromettere “l’interesse superiore della comunità internazionale” in relazione ai crimini di guerra perseguiti dalla giustizia internazionale. Anche se il voto della Giunta è previsto per il 30 settembre, per molti l’esito sembra già scritto. Se la richiesta di Gianassi dovesse essere respinta, sarà la maggioranza a presentare una proposta alternativa, affidata al relatore Pietro Pittalis di Forza Italia, che verrà discussa e votata direttamente in Aula. Resta comunque il fatto che, qualora l’autorizzazione venga negata, le vittime del generale libico Almasri potranno ancora rivolgersi alla Corte europea per ottenere giustizia.
Tornando al documento di Gianassi, la relazione non lascia spazio a dubbi: “Alla luce di quanto emerso, bisogna affermare che i tre esponenti dell’esecutivo non hanno perseguito né un interesse costituzionalmente rilevante né un preminente interesse pubblico, ma hanno compiuto una scelta di mero opportunismo politico, fondata su timori generici e non suffragati da evidenze concrete, che mostrano la debolezza del governo italiano davanti a bande armate che operano all’estero e che violano i diritti umani commettendo crimini internazionali”. E ancora: “La debolezza del Governo rispetto a potenziali ricatti di milizie armate e a ritorsioni generiche non è sufficiente per consentire alla Giunta di concedere ai ministri accusati di avere violato la legge l’immunità dal processo penale”. Nella relazione si parla anche di responsabilità politica. Il governo avrebbe nascosto la vera natura delle decisioni, presentandole come atti giuridicamente obbligati, mentre erano frutto di calcoli politici e pressioni esterne. Così facendo - ha sottolineato Gianassi - è stata compromessa la credibilità internazionale dell’Italia e minata la fiducia tra governo e Parlamento.
Ad ogni modo, il caso Almasri, già fonte di imbarazzo internazionale per l’Italia dopo l’arresto a Torino del generale libico, la sua liberazione e il rientro a Tripoli su un volo di Stato con mancata consegna all’Aia, ha anche un altro risvolto delicato: la posizione di Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministero della Giustizia guidato da Nordio. Sentita come persona informata sui fatti dal Tribunale dei ministri, Bartolozzi avrebbe reso dichiarazioni giudicate inattendibili e in parte false. Per questo motivo, i giudici hanno trasmesso gli atti alla Procura di Roma.
La Procura capitolina, però, ha chiarito che l’inchiesta su Bartolozzi non riguarda il procedimento a carico di Nordio. Resterà dunque di competenza della giustizia ordinaria, senza possibilità di beneficiare dello “scudo” parlamentare che alcuni membri della Giunta auspicavano, al punto da ipotizzare un ricorso alla Consulta. Il procuratore capo Francesco Lo Voi ha ribadito che non esiste alcuna connessione tra la posizione di Bartolozzi e quella del ministro, né per la natura del reato contestato, né per il momento in cui sarebbe stato commesso.
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