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L'aula del Senato ha approvato il primo articolo della riforma della giustizia che contiene anche la separazione delle carriere dei magistrati. L'articolo 1 modifica l'articolo 87, decimo comma, della Costituzione sul presidente della Repubblica, nella parte in cui si legge che il Capo dello Stato "presiede il Consiglio superiore della magistratura". La riforma voluta dal governo Meloni e dalla sua maggioranza aggiunge le parole "giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente" sancendo lo sdoppiamento del Csm e delle carriere tra i giudici inquirenti e requirenti che oggi fanno capo all'unico Csm.
Un altro passo verso l’indebolimento dell’autonomia e “l’indipendenza della magistratura, il nemico numero uno del governo. Questo è il vero fine di questa riforma, nascosto peraltro molto male. Questa riforma equivale ad un pericoloso arretramento e non lo diciamo solo noi, ma lo dice chi vive quotidianamente il sistema giustizia, gli stessi che ci hanno illustrato i veri problemi. Per il governo invece la priorità è la separazione delle carriere. La creazione di due Csm non farà altro che comportare la frammentazione della stessa magistratura creando ulteriori problemi, divisioni e ulteriore inefficienza" ha detto la senatrice pentastellata Sabrina Licheri.
"Parliamoci chiaramente qui non si parla di migliorare e di ridurre i tempi dei processi, si tratta solo di istituire due carriere distinte per spaccare la magistratura. Non si tratta di alleggerire il carico di lavoro dei tribunali e di tutelare al meglio i cittadini e le imprese che hanno bisogno di una giustizia rapida ed efficace. No, nel testo non c'è nulla di tutto questo", ha aggiunto il senatore Mazzella. Per la senatrice Gisella Naturale, "questo provvedimento non viene richiesto da nessuna parte, né dai cittadini né tantomeno dalla magistratura, quindi è una forzatura attuata da questo Governo. La Costituzione sta diventando quindi un qualcosa su cui poter fare giochi politici e questo è inaccettabile, perché la Costituzione deve rimanere un punto fermo per tutti, non può essere manomessa in questo modo arbitrario".
"A inizio legislatura la presidente Meloni ha dichiarato che il suo intento era quello di non disturbare chi vuole fare. Poi abbiamo capito qual era l'intento reale, cioè chi non volevano disturbare. Hanno iniziato togliendo il reato di corruzione dall'alveo dell'ergastolo ostativo, poi hanno abolito il reato d'abuso d'ufficio, due bei favori ai colletti bianchi, una garanzia di impunità. Poi sono arrivati il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, l'abolizione del controllo concomitante della Corte dei conti sui fondi del Pnrr e il limite a 45 giorni per le intercettazioni. Oggi arriva il lampo di genio: visto che siamo a oltre metà legislatura e non ce la fanno a cancellare tutte le leggi che disturbano chi vuole fare affari sulle spalle dei cittadini in maniera disonesta, ecco la trovata di sottoporre i pm al controllo dell'Esecutivo. Abbiamo tolto il velo di ipocrisia e il silenzio della maggioranza e del Governo valgono più di cento parole" ha detto invece la senatrice M5S Dolores Bevilacqua. “I cittadini – ha ribadito il senatore Roberto Cataldisi aspetterebbero una riforma della giustizia che intervenga sul fatto che bisogna aspettare cinque anni per avere una sentenza di primo grado, quindici anni per avere una sentenza definitiva. Questa riforma cosa fa? Come incide sulla giustizia? Non velocizza i processi, non aumenta l’organico di personale, non crea un tribunale in più, non migliora la digitalizzazione. Vuole impedire i passaggi di carriera? Vi siete accorti che i passaggi di carriera sono una percentuale praticamente irrilevante?”.
Critiche arrivano anche dell’Associazione nazionale magistrati: “In questi minuti al Senato si sta votando la riforma costituzionale sulla magistratura. E la maggioranza lo sta facendo usando il canguro” che serve per “impedire la discussione e l’esame di tutte le proposte di modifica presentate” e per “procedere ad una rapida approvazione”. L’Anm conclude sottolineando che “ridurre al massimo gli spazi di discussione e aggirare le proposte di modifica non porterà ad un sistema più efficiente e non gioverà ai diritti dei cittadini”.
La decisione sui tempi dell’esame della riforma costituzionale è rinviata alla prossima settimana.

Foto © Imagoeconomica 

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