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Sono passati esattamente 45 anni da quando quel fragore nei cieli italiani è stato coperto da una coltre di silenzi senza fine che ora rischiano di gettare tutto nell’oblio.
In quella notte del 27 giugno del 1980, il volo Itavia IH-870, un Douglas DC-9 con 81 persone a bordo (77 passeggeri e 4 membri dell'equipaggio), decollato da Bologna alle 20:08 con destinazione Palermo, sparì dai radar alle 20:59, precipitando nel mar Tirreno meridionale tra le isole di Ponza e Ustica.
Proprio quest’anno la Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione dell'ultima inchiesta giudiziaria, dichiarando "l'impossibilità di individuare i responsabili dell'abbattimento ".
"La strage di 45 anni or sono nel cielo di Ustica ha impresso nella storia della Repubblica un segno doloroso e profondo che non potrà mai essere cancellato. La Repubblica non abbandona la ricerca della verità e sollecita la collaborazione di tutti coloro che, anche tra i Paesi amici, possono aiutarci a rispondere al bisogno di giustizia, che non si dissolve negli anni perché è parte del tessuto stesso della democrazia", ha dichiarato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aggiungendo che si tratta di una tragedia “tra le più oscure e laceranti” che hanno colpito il nostro Paese.
“La memoria rinnova anzitutto i sentimenti di solidarietà e vicinanza ai familiari delle vittime, costretti a uno strazio indicibile, indelebile, inspiegabile", ha concluso il capo dello Stato che, non a caso ha incalzato gli altri Paesi a collaborare per individuare i responsabili della tragedia.
Nella richiesta di archiviazione dei magistrati, infatti, rimane confermata la ricostruzione di "un'azione militare, una vera e propria battaglia aerea, che portò alla tragedia".
L'Italia ha presentato almeno 63 rogatorie internazionali nel tentativo di ottenere prove concrete, ma senza successo. Gli Stati Uniti hanno sempre dichiarato che la loro portaerei aveva i radar spenti, mentre la Francia ha fornito risposte contraddittorie.
Perfino il presidente Francesco Cossiga aveva raccontato che il Dc-9 Itavia poteva essere stato colpito nel corso di una battaglia aerea nei cieli di Ustica, con la presenza di velivoli militari francesi che avevano l’obiettivo di abbattere un aereo con a bordo il leader libico Gheddafi.
Anche secondo le dichiarazioni dell'ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, "la versione più credibile è quella della responsabilità dell'aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno". Amato, durante un’intervista su Repubblica, ha rivelato che "si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione", attraverso un piano che "prevedeva di simulare una esercitazione della Nato".
Secondo questa ricostruzione, "Gheddafi fu avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. E il missile sganciato contro il Mig libico finì per colpire il DC9 dell'Itavia". Il leader socialista Bettino Craxi avrebbe avvertito Gheddafi del pericolo ma non rese pubblica la verità perché "sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato" e di "spionaggio in favore dell'avversario".
Da menzionare anche la rivelante testimonianza di Giovanbattista Sparla, ex militare dell'Aeronautica italiana che quella notte si trovava nel quartier generale NATO (Shape) a Casteau, in Belgio.
Sparla ha fornito dettagli inediti attraverso due verbali del 2005 e 2009, rivelando che quella sera "si stava combattendo una vera e propria battaglia aerea tra caccia statunitensi e libici" nel Tirreno. Secondo la sua ricostruzione, "il DC-9 è rimasto coinvolto nella battaglia tra gli aerei americani e libici. Uno di questi avrà sganciato un missile che, per errore, ha colpito il velivolo civile".
Nelle 450 pagine di documenti depositati in procura emerge un dossier ricco di nuove testimonianze, tra cui spicca l’individuazione della portaerei francese Foch nel mar Tirreno la sera del 27 giugno 1980, proprio nelle ore in cui avvenne la tragedia di Ustica. È stato accertato che in quel momento era in corso un’esercitazione militare congiunta tra aerei francesi e americani. Inoltre, è stata rilevata attività operativa presso la base dell’Aeronautica italiana di Grazzanise.
Nonostante ciò, le autorità francesi continuano a negare ogni coinvolgimento, sostenendo che nessuna portaerei era in navigazione e nessun velivolo era decollato dalla base di Solenzara, in Corsica. Anche l’Aeronautica militare italiana mantiene il silenzio, smentendo quanto dichiarato dagli avieri in servizio quella notte nei centri radar.
I tracciati documentano la presenza di almeno "trenta aerei supersonici militari, difensori e attaccanti" che sorvolarono la zona di Ustica nel pomeriggio e alla sera del 27 giugno 1980, "dalle 17:30 alle 21:15, per 3 ore e 45 minuti". Gli aerei militari avevano tutti il transponder spento per evitare di essere identificati dai radar civili.
Oggi dopo 45 anni sappiamo la verità ma, evidentemente, il nostro Paese è poco incline a dichiarare “l'incapacità dello Stato a garantire la sovranità nazionale", rispetto ai soprusi compiuti da quel potere di oltreoceano che ha scritto la storia dell’Italia a suon di stragi, delitti eccellenti e depistaggi senza fine.

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