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Con l’accordo economico si chiude definitivamente il contenzioso sull’abuso dell’auto blu istituzionale

Gianfranco Micciché, ex presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, ha deciso di risarcire il Parlamento con poco meno di 29 mila euro per il danno d’immagine causato dall’uso improprio dell’auto di servizio, impiegata persino per portare il gatto di famiglia dal veterinario durante un’emergenza. Una scelta che ha convinto il Consiglio di Presidenza dell’Ars ad accettare la proposta di risarcimento avanzata dai legali di Micciché, soprattutto dopo che l’Avvocatura dello Stato ha giudicato congrua la somma offerta. La decisione è stata approvata quasi all’unanimità: l’unico a non esprimersi favorevolmente è stato il rappresentante del Movimento 5 Stelle, Nuccio Di Paola, che si è astenuto. Tra i favorevoli c’era anche l’attuale presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno.

La vicenda si è aperta formalmente lo scorso novembre, quando l’Assemblea si era costituita parte civile nel processo a carico di Micciché, ritenendo che le sue azioni avessero arrecato un danno all’istituzione quantificabile in 50 mila euro, oltre alle spese legali. I legali dell’ex presidente hanno risposto proponendo di dimezzare l’importo e di integrare il risarcimento con un’ulteriore somma di 3.646,70 euro, relativa all’abuso specifico legato all’uso dell’auto blu. Dopo aver ottenuto il via libera tecnico-legale, l’Ars ha quindi approvato la mediazione, rinunciando alla costituzione di parte civile. Una decisione che sembra dettata anche dal desiderio di non alimentare ulteriori tensioni, soprattutto in un momento in cui il Parlamento regionale è coinvolto in una nuova e delicata inchiesta giudiziaria: quella che vede protagonista lo stesso presidente dell’Assemblea, Gaetano Galvagno (Fratelli d’Italia), accusato di presunta corruzione nell’ambito della gestione di due contributi stanziati nel dicembre 2023 - 100mila euro per la Fondazione Dragotto (“Un magico Natale”) e 200mila euro al Comune di Catania per eventi natalizi e di Capodanno - poi affidati alla società Puntoeacapo. Secondo gli inquirenti, questi fondi sarebbero stati “pilotati” in cambio di consulenze fittizie affidate a due stretti collaboratori del presidente. 

Fonte: La Repubblica

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