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Una legge scritta male, ma da approvare in fretta: il ministro Nordio ammette le criticità ma tira dritto 

Già utilizzato per il decreto Sicurezza, il metodo impiegato dal governo di maggioranza si ripropone, copioso, anche per saltare in blocco centinaia di emendamenti presentati dalle opposizioni, accorciando i tempi necessari per portare avanti la riforma sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Si tratta di una riforma storica, notoriamente desiderata da Silvio Berlusconi, ma che sembra destinata a realizzarsi solo oggi, grazie al governo guidato da Giorgia Meloni e Carlo Nordio al Ministero della Giustizia. In Senato, i partiti della maggioranza (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega) si sono mobilitati per garantire la presenza dei propri parlamentari in aula, dato che è fondamentale avere i numeri necessari per far passare la riforma. Anche se il voto finale è previsto per martedì prossimo, il clima appare già teso, sia per l’alto numero di emendamenti da discutere sia per le proteste delle opposizioni, che ritengono questa legge non solo scritta male, ma anche pericolosa per il suo impatto sul sistema giudiziario. Tra le novità: la fine della possibilità per i magistrati di passare da giudice a pubblico ministero e viceversa, la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura separati - uno per i giudici e uno per i pm - e un nuovo sistema di selezione dei componenti, con meccanismi come il sorteggio. A questo si aggiunge anche l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare esclusivamente per i magistrati ordinari, mentre gli altri ordini di magistratura (come quelli della Corte dei Conti o della giustizia amministrativa) gestiranno autonomamente i propri procedimenti disciplinari. Il ministro Carlo Nordio ha ammesso che la legge, così com’è, presenta delle criticità. Lo ha dichiarato chiaramente anche sabato scorso, davanti a una platea di magistrati, riconoscendo che ci saranno problemi da correggere con leggi attuative future, che però dovranno essere scritte in tempi brevi. Intanto, le opposizioni protestano duramente. Andrea Giorgis, costituzionalista del Partito Democratico, ha sottolineato come sia un fatto gravissimo che una riforma costituzionale di questa portata venga discussa in aula senza neanche un relatore, un caso unico nella storia parlamentare. Anche il Movimento 5 Stelle è sul piede di guerra e ha presentato una pregiudiziale contro la legge, firmata da vari senatori, accusando la riforma di voler ristrutturare l’intero sistema giudiziario con l’obiettivo implicito di indebolire il ruolo della magistratura.

Fonte: Il Fatto Quotidiano 

Foto © Imagoeconomica

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